Nichel in surplus: quotazioni in discesa senza nuovi tagli alla produzione

Il mercato del nichel soffre di un eccesso di offerta, ma per alcuni investitori sembra arrivato il momento buono per acquistare a prezzi molto convenienti.

Per il nichel il 2012 è stato un anno pessimo, ma anche l’anno in corso non sembra andare molto meglio.

La discesa delle quotazioni durante lo scorso anno è stata del 8,8% e ha confermato il nichel come il peggiore tra i sei metalli non ferrosi quotati al London Metal Exchange (LME). Nel 2013 la caduta è proseguita con un altro -12,7%, arrivando a toccare i 14.895 dollari per tonnellata.

Il nichel, nel corso dell’ormai lontano maggio 2007, raggiunse il massimo storico di 54.050 dollari per tonnellata. Da allora la discesa del metallo lo ha portato a raggiungere i minimi di questi giorni.

I motivi per cui i prezzi del nichel stanno scendendo non sono un mistero per nessuno, dal momento che il mercato soffre di un’offerta eccessiva e di una domanda limitata. Negli scorsi anni sono state aperte nuove miniere in tutto il mondo, portando ad un surplus di metallo sul mercato globale. Anche perché le miniere già esistenti non hanno ridotto la produzione.

Inoltre, l’arrivo sul mercato di grandi quantità del cosiddetto Nickel Pig Iron (NPI), un sostituto più economico del nichel proveniente dalla Cina, ha reso meno conveniente l’acquisto di nichel.

Anche sul fronte del riciclo, con un impiego sempre più consistente di rottami d’acciaio, arriva un’influenza negativa per la domanda di metallo.

Teoricamente, esaminando tutti i fattori conosciuti, il nichel potrebbe arrivare ad un surplus di 90.000 tonnellate nel corso di quest’anno, non troppo lontano dal surplus registrato lo scorso anno di 97.000 tonnellate.

Esiste qualche possibilità che la situazione possa cambiare? Certamente è fondamentale che la produzione di nichel diminuisca e gli esperti del settore si aspettano che i primi a tagliare le produzioni saranno i cinesi, anche se fino ad ora non è ancora accaduto. Qualche segnale verso questa direzione arriva dalla Glencore Xstrata, che ha manifestato l’intenzione di chiudere la miniera di Sinclair, in Australia. Anche la Norilsk Nickel ha sospeso la produzione della miniera di Lake Johnston, sempre in Australia. Al contrario, la BHP Billiton ha prodotto durante il primo trimestre di quest’anno il 21% in più del metallo prodotto durante lo stesso trimestre dell’anno scorso.

O avverranno tagli alla produzione o le quotazioni del nichel non si riprenderanno e osservando il comportamento di alcuni investitori, che hanno cominciato a immagazzinare nichel a scopo di investimento, sembrerebbe che la prima ipotesi sia la più probabile in un orizzonte temporale di medio-termine.

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