Negativo il 2023 per le materie prime. Nichel peggior metallo

Il Bloomberg Commodities Index è crollato di quasi il 10% da inizio anno. Tra i metalli si sono salvati soltanto il ferro, l’oro e l’argento.

Nel 2023, il mercato delle materie prime è stato caratterizzato da cali significativi in diversi settori. Il Bloomberg Commodities Index (BCOM), un barometro chiave del mercato, ha subito una diminuzione di quasi del 10%, confermando quanto tumultuoso sia stato l’anno delle commodities.

Un anno difficile per i metalli di base

Metalli industriali come il rame e lo stagno hanno registrato leggeri guadagni, ma altri metalli chiave come alluminio, nichel, zinco e piombo hanno mostrato un andamento negativo. Anche i metalli fondamentali per le batterie hanno avuto un anno difficile, con i prezzi del carbonato di litio crollati drasticamente, segnando una diminuzione significativa dal massimo storico del 2022.

Il nichel, il metallo utilizzato nell’acciaio inossidabile e nelle batterie dei veicoli elettrici, ha visto una riduzione di quasi la metà del suo valore (-45% al London Metal Exchange). Si tratta di gran lunga del risultato peggiore tra i metalli industriali in un mercato che è stato inondato da un’ondata di nuovo materiale proveniente dal principale produttore indonesiano, mentre la domanda si è attenuata.

Secondo Huatai Futures, l’offerta di nichel continua a crescere, ma il consumo non mostra segni di miglioramento. Gli investitori continuano a scommettere contro il nichel e le posizioni corte nette sul metallo tra i primi 20 broker dello Shanghai Futures Exchange (SHFE) sono attualmente le più grandi da almeno sei mesi.

In controtendenza tra i metalli il minerale di ferro che, secondo Mining, nel 2023 ha registrato un aumento del 20% alla borsa di Singapore.

Anche le materie prime energetiche in calo

Il settore energetico ha risentito molto della debole domanda. I futures sul petrolio WTI e Brent hanno registrato perdite rispettivamente del 9,0% e del 5,9% nel 2023. Altri prodotti energetici come la benzina, il gasolio da riscaldamento, l’etanolo e il carbone hanno subito perdite a due cifre.

Un calo particolarmente significativo è stato quello del gas naturale, che ha visto una perdita del 43%, a 2,53 dollari/MMBtu. Questo crollo è attribuibile principalmente ad un’eccessiva offerta rispetto alla domanda.

Una luce nel buio: i metalli preziosi

Contrariamente alle tendenze generali del mercato, i metalli preziosi hanno mostrato una resilienza notevole. L’oro ha registrato un aumento del 13,6%, mentre l’argento è salito dell’1,4%. Questo incremento dell’oro è avvenuto soprattutto nell’ultimo trimestre, in seguito ad una politica monetaria più accomodante della Federal Reserve americana (FED), che ha anticipato la possibilità di tre tagli dei tassi di interesse nel 2024.

Non altrettanto positivi i metalli del gruppo del platino. Il platino e il palladio hanno visto rispettivamente cali quasi del 7% e del 36%.

Cereali e soft commodities

I mercati dei cereali hanno seguito un percorso simile a quello della maggior parte delle materie prime, con molti contratti in calo. Dopo un aumento significativo nel 2022 a causa della guerra in Ucraina, i prezzi sono calati drasticamente. Il mais, in particolare, ha subito un calo di quasi il 30%.

Anche i mercati del bestiame hanno risentito di questa tendenza, con i futures sui suini e sui bovini che hanno registrato cali significativi.

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