L’India scommette sui minerali critici

Nel prossimo decennio la produzione industriale dell’India è destinata a crescere e a trasformarsi radicalmente. A patto di trovare nuove fonti di minerali critici per non dipendere totalmente dalle forniture della Cina.

Sono trascorsi quasi due anni da quando il popolare Primo Ministro dell’IndiaNarendra Modi, ha lanciato il programma ‘Make in India‘, per trasformare il paese in un hub globale per la produzione e la progettazione.

Una rivoluzione annunciata per la quale l’India è alla ricerca di partnership strategiche con società di esplorazione mineraria per garantirsi l’approvvigionamento di minerali critici, indispensabili per portare avanti i suoi programmi nel settore della produzione e della difesa. Tutti gli analisti prevedono che, nei prossimi anni, l’India dovrà sviluppare collaborazioni con qualche importante società del settore per assicurarsi forniture costanti di metalli rari.

Nello specifico, per quanto riguarda le terre rare, l’India non ha praticamente riserve strategiche e dipende quasi totalmente dalle forniture cinesi.

Uno degli ultimi studi del Centre for Energy Environment and Water (CEEW), finanziato dal governo indiano, evidenzia come il settore manifatturiero potrà crescere e, soprattutto, passare dal produrre beni tecnologici di basso livello a beni tecnologicamente più avanzati. Ma metalli rari come berillio, germanio, renio e tantalio giocheranno un ruolo cruciale in questa trasformazione.

L’India non ha praticamente riserve strategiche e dipende quasi totalmente dalle forniture cinesi

La capacità di produzione della più grande democrazia del mondo è destinata a crescere da qui al 2030, soprattutto in settori come quello aerospaziale, automobilistico, dell’energia nucleare, della difesa e dell’elettronica.

La nuova politica nazionale si concentrerà sull’esplorazione di minerali critici vitali per l’industria e per la sicurezza nazionale. Per questo l’India ha deciso di mettere all’asta, entro novembre, l’esplorazione mineraria di 100 chilometri quadrati, aprendo la strada a nuovi investimenti diretti esteri nel settore minerario.

Il patrimonio di risorse minerarie del paese è di migliaia di chilometri quadrati, di cui attualmente ne è stato esplorato soltanto il 10%.

Se nel passato diversi progetti minerari erano stati interrotti dalle preoccupazioni per i danni ambientali, il rapporto CEEW spiega come la disponibilità di minerali critici per l’industria consentirà di sostenere i piani per la riduzione delle emissioni di carbonio nell’atmosfera e la produzione di veicoli ibridi ed elettrici. Insomma, quello che verrà sottratto all’ambiente con le operazioni di estrazione verrà restituito sotto forma di riduzione di emissioni inquinanti.

Piani e progetti a cui tutto il mondo guarda nella speranza che un nuovo attore si affacci sul mercato  dei minerali critici, per incrinare l’incontrastato monopolio della Cina.

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