Il piano europeo per quando la Russia staccherà la spina dell’energia

Se la Russia interrompe le forniture di gas all’Europa, non esistono al momento valide soluzioni per far fronte al problema e gli scenari che si prospettano sono preoccupanti.

Un’Europa lasciata al freddo e al buio dal taglio delle forniture energetiche russe è uno scenario che rientra tra gli scenari possibili, innescati dalla crisi tra Russia, Ucraina e Crimea.

Fino ad oggi l’Unione Europea aveva snobbato le offerte dei produttori di petrolio e di gas naturale del Nord America, ma le nuove condizioni geopolitiche stanno costringendo i paesi europei a considerare anche questa alternativa per fronteggiare la possibile interruzione delle forniture energetiche dalla Russia.

I due massicci aumenti di prezzo del gas naturale russo che l’Ucraina ha dovuto sopportare, non sono di buon auspicio per il resto del Vecchio Continente.

La Russia ha aumentato il prezzo da 285 dollari a 385 dollari una prima volta e in seguito ha rincarato la dose portando i prezzi a 485 dollari per mille metri cubi di gas. Inoltre, se l’Ucraina continuerà a non far fronte ai pagamenti, la Gazprom, la compagnia energetica russa, taglierà del tutto i rifornimenti, come già accaduto nel 2009.

Se l’Ucraina continuerà a non far fronte ai pagamenti, la Gazprom, la compagnia energetica russa, taglierà del tutto i rifornimenti, come già accaduto nel 2009

In teoria gli aumenti di prezzo del gas per l’Ucraina non dovrebbero colpire il resto dell’Europa, ma se le forniture russe verso l’Ucraina venissero a mancare, gli 80 miliardi di metri cubi di gas per l’Europa, che transitano dall’Ucraina, potrebbero subire delle conseguenze. Sembra che la Russia abbia già sondato il polso del mercato asiatico per un eventuale dirottamento del gas europeo.

Perciò, quali sono le opzioni disponibili per l’Europa se dovesse rimanere senza il gas russo?

Un’ipotesi è quella di aumentare l’uso di gas tra un paese e l’altro, ottimizzando il travaso tra le quantità in eccesso di un paese e le quantità in difetto di un altro. Tuttavia, questa mossa sarebbe soltanto un paliativo, che non risolverebbe il problema nel medio e lungo termine.

Gli Stati Uniti hanno sollecitato ripetutamente l’Unione Europea a considerare l’utilizzo delle riserve energetiche americane per risolvere i possibili problemi energetici. Sfortunatamente i prezzi americani del gas naturale non sono competitivi se paragonati ai prezzi del gas russo. Inoltre gli impianti statunitensi per l’esportazione di gas naturale non sono sufficienti a tamponare situazioni di emergenza energetica, almeno fino al 2015.

Un’altra ipotesi è che diverse società europee si potrebbero consorziare per acquistare l’intero sistema di trasporto del gas ucraino, aiutando così sia l’Europa che l’Ucraina.

Altre ipotesi fanno affidamento sullo sviluppo di alcuni progetti energetici in corso in varie zone d’Europa, tra le quali il gas di scisto in Polonia, il gas naturale nell’Oceano Atlantico e il gas naturale in Italia (nella valle del Po, a cura della BRS Resources, società con sede a Dallas). Purtroppo tali progetti non sono una risposta per un’emergenza nel breve termine, ma una strada che potrebbe coprire i fabbisogni energetici europei nel lungo termine.

Non esiste al momento alcuna soluzione a portata di mano per fronteggiare l’interruzione di forniture di gas da parte della Russia. Ma se i prezzi del gas russo dovessero continuare ad aumentare, potrebbero accelerare i tempi dei progetti di esplorazione di gas naturale in corso in Europa e quindi trasformarsi in un vantaggio competitivo nel lungo termine per il Vecchio Continente.

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