La grande paura dell’Occidente: un embargo islamico sul petrolio

L’Iran ha esortato i membri dell’OPEC a fermare le esportazioni di petrolio verso i paesi che sostengono Israele. Una eventualità che ricorda l’embargo petrolifero del 1973.

I paesi occidentali sono enormemente preoccupati per un possibile allargamento del conflitto in Medio Oriente. Tuttavia, il rischio maggiore potrebbe non essere un conflitto armato, quanto un embargo petrolifero innescato dall’Iran.

La settimana scorsa, la guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei, ha invitato i membri islamici dell’OPEC a fermare immediatamente le esportazioni di petrolio verso Israele. Dal momento che Israele non acquista praticamente nulla del suo petrolio dai membri islamici dell’OPEC (compra infatti da Azerbaigian, Stati Uniti, Brasile, Nigeria e Angola), potrebbe sembrare una minaccia a vuoto.

Nel 1973 accadde a stessa cosa e i prezzi del petrolio aumentarono del 267%

Purtroppo, la vera minaccia è che l’Iran stia cercando di imporre un embargo petrolifero totale da parte di tutti gli stati membri islamici dell’OPEC ai paesi che sostengono Israele nella sua guerra contro Hamas. L’Arabia Saudita fece la stessa cosa nel 1973, esattamente per la stessa ragione, con risultati devastanti per i prezzi del petrolio per le economie occidentali e per le alleanze geopolitiche globali per i decenni a venire. Alla fine di quell’embargo, nel marzo 1974, il prezzo del petrolio era aumentato di circa il 267% (da circa 3 dollari al barile a quasi 11 dollari al barile). Ciò, a sua volta, aveva innescato un rallentamento economico globale, avvertito soprattutto nei paesi occidentali importatori netti di petrolio.

Allo stato attuale, ci sono tutte le possibilità che si verifichi un passo falso militare o diplomatico nella guerra tra Israele e Hamas, con un conseguente ampliamento del conflitto. L’Iran si troverebbe nella posizione ideale per promuovere un embargo petrolifero contro Israele e tutti i suoi sostenitori in Occidente.

Il 30% della produzione globale è nelle mani dei paesi islamici

Quali sarebbero le conseguenze? Secondo l’ultima valutazione della Banca Mondiale, una perdita nella fornitura globale di petrolio greggio di 6-8 milioni di barili al giorno (uno scenario paragonabile alla crisi petrolifera del 1973) comporterebbe un aumento dei prezzi tra il 56% e il 75% (da 140 e 157 dollari al barile).

Tuttavia, un embargo da parte dei membri islamici dell’OPEC come richiesto dall’Iran, porterebbe probabilmente a una perdita di forniture petrolifere globali molto maggiore di quanto calcolato dalla Banca Mondiale, visto che verrebbero a mancare poco più di 24 milioni di barili al giorno, circa il 30% dell’attuale produzione globale.

I membri islamici dell’OPEC includono l’Algeria, con una produzione media di greggio di circa 1 milione di barili, l’Iran (3,4 milioni di barili al giorno), l’Iraq (4,1 milioni di barili al giorno), il Kuwait (2,5 milioni di barili al giorno), la Libia (1,2 milioni di barili al giorno), l’Arabia Saudita (9 milioni di barili al giorno) ed Emirati Arabi Uniti (2,9 milioni di barili al giorno).

Per l’Europa, dopo aver abbandonato il gas russo, perdere il petrolio dei paesi islamici sarebbe un disastro economico difficile anche solo da immaginare.

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