Quando i politici mettono le mani nell’economia e nei mercati, i pasticci sono assicurati. Come nel caso delle sanzioni occidentali contro la Russia che, a prescindere dagli obbiettivi più o meno condivisibili, sono una prepotente ingerenza della politica nell’economia, con effetti imprevedibili, perversi e del tutto fuori controllo.
Per esempio, sul mercato energetico globale, la volontà dell’Unione Europea (UE) di sanzionare il petrolio russo sta producendo un regalo inaspettato per paesi come l’India e la Cina.
Petrolio a meno di 70 dollari al barile
Il terzo importatore mondiale di petrolio, l’India, sta infatti negoziando forti sconti per acquistare il petrolio russo. Secondo Bloomberg, gli indiani pagheranno meno di 70 dollari al barile per compensare problemi logistici, finanziari e legati alle sanzioni, visto che il greggio della Russia è diventato tossico per la maggior parte dell’Occidente. Più che uno sconto sembra quasi un regalo, visto che il petrolio vale circa 110 dollari al barile. Pagarlo meno di 70 dollari significa godere di uno sconto vicino al 40% rispetto ai paesi europei che continueranno a comprarlo a prezzi sempre più cari.
Dall’inizio della guerra in Ucraina, l’India ha criticato l’OPEC+ per aver mantenuto i prezzi del petrolio artificialmente alti, aumentando i suoi acquisti di greggio russo quando, prima del conflitto, le raffinerie indiane acquistavano raramente petrolio dalla Russia a causa degli elevati costi di trasporto.
India e Cina compreranno a mani basse, logistica permettendo
Ma adesso, potendo comprarlo a meno di 70 dollari, le cose stanno diversamente e, se l’accordo andrà in porto, l’India potrebbero importare fino a 15 milioni di barili di petrolio russo nel corso del solo mese di maggio. Secondo Bloomberg, ciò equivarrebbe a circa il 10% di tutte le importazioni di petrolio dell’India.
I barili russi a buon mercato fanno gola a molti paesi e, anche se gli Stati Uniti e l’Europa minacciano chi non ha intenzione di aderire alle sanzioni, è assai probabile che la Cina e l’India ne approfitteranno, nonostante la scarsa disponibilità di petroliere dai porti russi del Mar Nero e del Baltico verso l’Asia.
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