Il terremoto sul mercato del nichel, che ha sconquassato il London Metal Exchange (LME) all’inizio di marzo, ha incrinato la fiducia verso la borsa metalli più importante del mondo.
Traders e investitori stanno infatti riducendo rapidamente la propria esposizione verso l’LME, come indicano chiaramente i numeri degli open interest, al minimo da 15 anni. Le conseguenze toccano tutti i metalli quotati visto che una minore liquidità significa maggiori oscillazioni di prezzo.
8 marzo, il giorno del nichel a 101.635 dollari
Gli open interest (il numero di posizioni aperte) dei 6 metalli trattati all’LME sono scesi dell’8% nelle ultime due settimane, cioè nei giorni successivi a quell’indimentibabile 8 marzo, quando sono state annullate miliardi di transazioni.
Quel giorno, le autorità dell’LME avevano sospeso il nichel e annullato tutte le transazioni dopo che i prezzi erano aumentati del 250% in due sessioni, con i prezzi che avevano toccato il record di 101.635 dollari per tonnellata. Dopo una settimana di sospensione delle attività, i prezzi sono precipitati mentre i volumi erano bassissimi. In mezzo al caos molti investitori hanno subito grosse perdite per l’impossibilità di sciogliere le posizioni aperte.
Traders e investitori imbufaliti contro le autorità LME
Da allora i traders hanno cercato di defilarsi dal nichel LME, ma anche dall’alluminio e dallo zinco. Secondo Bloomberg, ci sono molti segnali di fuga con il rischio di compromettere la liquidità del mercato che fino ad oggi è stato il riferimento mondiale per i metalli industriali.
Si tratta di una situazione paradossale dal momento che siamo nel mezzo di un enorme mercato rialzista. La guerra in Ucraina ha creato una crisi di offerta, con i prezzi dell’energia e delle materie prime in tutto il mondo aumentati vertiginosamente. Quindi, i volumi dovrebbero crescere enormemente in questo momento e non contrarsi come sta avvenendo invece sulla borsa di Londra.
Quanto accaduto sul mercato del nichel ha fatto arrabbiare moltissimi brokers e investitori, alcuni dei quali hanno dichiarato l’intenzione di abbandonare l’LME. La sfiducia verso il mercato londinese si è sparsa in tutto il mondo e anche i traders cinesi stanno liquidando le posizioni che avevano quando facevano arbitraggio tra i mercati di Londra e Shanghai.
Per il momento non ci sono però ancora alternative valide ai contratti LME, soprattutto per gli utenti industriali e per i traders che operano sul metallo fisico. Tuttavia, se un’alternativa dovesse aprirsi (Shanghai?) potremmo assistere ad una migrazione di massa.
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