Lo sporco alluminio di Olig Deripaska e della Rusal

Una storia pubblicata dal New York Time ha portato in primo piano la vicenda di Olig Deripaska e della Rusal, uno dei più grandi produttori di alluminio del mondo.

Se qualcuno pensa che un romanzo di Dan Brown sia più avvincente dei resoconti di quanto avviene sul mercato delle materie prime, potrebbe ricredersi leggendo l’epico articolo del New York Times sulla storia di Oleg Deripaska. Una storia di tutto ciò che il ricco magnate russo ha fatto per ingraziarsi l’Occidente e per salvare dalla bancarotta le sue società (Rusal ed En +), minacciate dalle sanzioni USA.

Oleg Deripaska è un oligarca russo, fondatore di Basic Element, uno dei più grandi gruppi industriali della Russia. Fino al 2018, era anche ufficialmente presidente di En+ Group (energia) e della United Company Rusal, il secondo più grande produttore di alluminio del mondo. In realtà, Deripaska non ha mai venduto la sua partecipazione in En+ o ceduto davvero il controllo del suo impero dell’alluminio e del nichel.

Un sordido passato

Un personaggio con un passato decisamente sordido, che ha sempre sollevato timori per come è arrivato a costruire il suo vasto impero, compreso quello dell’alluminio. I suoi rapporti con il crimine organizzato e la sua indubbia vicinanza a Putin, gli sono valsi una fama più da gangster che da imprenditore.

Ma la cosa sorprendente è come l’accettazione e la simpatia delle élite imprenditoriali occidentali possono essere comprate. Infatti, Deripaska ha speso decine di milioni di dollari, nel corso degli ultimi anni, per essere riconosciuto come un rispettabile uomo d’affari e un rispettabile membro della comunità imprenditoriale globale. L’unico ostacolo che ha incontrato è stato il governo degli Stati Uniti. Mentre i lobbisti, i senatori e gli uomini d’affari americani sono stati pagati milioni di dollari per suo conto, i governi statunitensi, di entrambe le parti politiche, hanno sempre resistito alla pressione.

Le sanzioni alla Rusal non verrano mai applicate

La morale di tutta la storia del New York Times è che l’assunzione di un esercito di lobbisti e i ripetuti ritardi nell’applicazione delle sanzioni americane, indica un’alta probabilità che queste non verranno mai applicate. Infatti, la data di entrata in vigore delle sanzioni, più volte posticipata, è il 12 dicembre. Ma, sia il mercato, che tutti gli osservatori politici, pensano che la data slitterà.

Naturalmente, dal punto di vista dei consumatori di alluminio, questa sarebbe una buona notizia. Tutti ricordano ancora cosa successe all’inizio di quest’anno, quando vennero annunciate le sanzioni americane contro la Rusal. Allora i prezzi del metallo schizzarono improvvisamente verso l’alto.

Il mercato è propenso a pensare che le attenzioni del governo americano si sposteranno dalle società En+ e Rusal a Deripaska come individuo. I consumatori di alluminio di tutto il mondo potranno finalmente tirare un sospiro di sollievo?

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