Come faremo senza terre rare?

La stragrande maggioranza delle terre rare di tutto il mondo è prodotta in Cina. Ma cosa succederebbe se i cinesi dovessero sospendere le forniture al resto del mondo?

Per chi segue il mercato delle terre rare, il tormentone che assilla il mercato ormai da anni è quello della ricerca di forniture alternative al di fuori della Cina.

Nonostante vari tentativi di alcune aziende occidentali di mettere fine al monopolio, la Cina produce attualmente il 95% di tutte le terre rare del mondo e questa sua posizione predominante l’ha portata a scontrarsi negli scorsi anni anche con l’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO).

In questo contesto abbastanza critico, gli esperti rimangono spesso sorpresi della beata inconsapevolezza dell’importanza delle terre rare da parte del pubblico, per non parlare dei pericoli derivanti da un’interruzione delle forniture di questi preziosi elementi.

Come qualcuno ripete da tempo, un embargo cinese sulle terre rare non è uno scenario impossibile. Nel 2010, la Cina tagliò le esportazioni di terre rare in Giappone come ritorsione a seguito di un incidente tra la guardia costiera giapponese e un peschereccio cinese. La Cina ottenne quello che voleva e, in cambio, il Giappone ottenne la ripresa delle forniture.

Come qualcuno ripete da tempo, un embargo cinese sulle terre rare non è uno scenario impossibile

Nonostante questo campanello d’allarme, il mondo, soprattutto Europa e Stati Uniti, è rimasto in gran parte dipendente dalla Cina. Inoltre, il grande pubblico continua a ignorare totalmente il problema, senza una conoscenza sufficiente di quanto siano importanti questi elementi nella nostra vita quotidiana.

Se quello che potrebbe succedere è certamente affascinante da un punto di vista geopolitico, potrebbe invece rivelarsi drammatico per una moltitudine di settori industriali vitali per la nostra economia e per la nostra sicurezza.

Ma che cosa rende inattaccabile il monopolio cinese? Semplicemente, i prezzi. La Cina produce terre rare di gran lunga più a buon mercato di qualsiasi altro paese, motivo per il quale tutti i paesi preferiscono comprare terre rare cinesi anziché investire nello sviluppo di proprie forniture. In questo modo la Cina è il dominus del mercato, decidendo quanto materiale esportare e a chi, oltre che i livelli di prezzo.

Certamente, paesi come gli Stati Uniti, il CanadaAustralia e l’Unione Europea hanno controlli ambientali molto più severi rispetto alla Cina, cosa che rende molto più difficile essere competitivi per le aziende che operano nel settore delle terre rare.

Tuttavia, il mondo potrebbe scoprire che, nel caso delle terre rare, il profitto non è l’unico parametro per decidere gli investimenti. La sicurezza militare o la minaccia di destabilizzazione del nostro sistema industriale, potrebbero essere motivi sufficienti per non orientare scelte strategiche per il futuro di una nazione guardando soltanto al mercato.

Il problema è dannatamente serio e potrebbe diventare addirittura drammatico nel caso di crisi improvvise tra Pechino e qualsiasi altro paese nel mondo dipendente dalle terre rare cinesi.

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È stato un trader nel settore dei metalli per lungo tempo, lavorando con alcune importanti aziende del settore in Italia e in Europa. Esperto in metalli rari, è consulente presso un'azienda svizzera leader sul mercato internazionale di questi metalli. Da qualche anno è impegnato anche nella divulgazione giornalistica del mondo dei metalli rari e delle materie prime. Il suo profilo professionale è su LINKEDIN.