Negli ultimi due anni l’uranio è stato protagonista di un exploit eccezionale. Da gennaio 2020 all’aprile di quest’anno i prezzi sono saliti del 164%, raggiungendo il massimo di 11 anni. La transizione verde e le preoccupazioni per la sicurezza energetica hanno aiutato l’uranio a superare anche le difficoltà create dal costante aumento dei tassi di interesse.
Un mercato con fondamentali molto rialzisti
L’uranio, esattamente come il litio, ha fondamentali molto rialzisti. Per anni non sono stati fatti investimenti per ampliare la produzione e, adesso, con una domanda in aumento, i prezzi salgono. I maggiori produttori mondiali hanno ridotto la loro produzione e i paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) stanno costruendo centrali nucleari a ritmi molto sostenuti, con la guerra in Ucraina che ha accelerato la tendenza al rialzo dei prezzi.
Le nuove priorità mondiali circa la sicurezza energetica e la lotta ai cambiamenti climatici ha innescato un’ondata di nuovi investimenti nell’energia nucleare.
Attualmente, l’energia nucleare contribuisce al 10% dell’elettricità mondiale grazie a 438 reattori, il cui numero aumenterà in modo significativo nel prossimo decennio con l’entrata in funzione di circa 60 nuovi reattori e altri 96 reattori in fase di progettazione.
L’offerta è insufficiente
Tanto per avere qualche riferimento quantitativo si consideri che, secondo Sprott Asset Management, 434 reattori richiedono circa 180 milioni di libbre di uranio ogni anno per il loro stock di combustibile, mentre la produzione primaria è di circa 130 milioni di libbre. Un deficit che potrà essere sostenuto soltanto dallo sviluppo di nuove miniere.
Considerando che tutti i costi sono aumentati in modo significativo, per invogliare le aziende ad investire in nuovi progetti minerari gli esperti ritengono che il prezzo dell’uranio dovrebbe essere compreso in una forchetta tra 75 e 100 dollari (attualmente, l’uranio U308 è poco sotto i 50 dollari per libbra).

Quanto in alto saliranno i prezzi nel 2023?
Secondo alcuni analisti, il prezzo dell’uranio potrebbe superare senza destare grosse sorprese il livello di 200 dollari, passando prima per i 60-75 dollari considerati dagli esperti come una soglia appena sufficiente a coprire i costi di produzione.
Va comunque considerato, che per quanto volatile, si tratta di un mercato basato su contratti tra fornitore e cliente a lungo termine, che spesso non vengono resi noti al momento della firma. Perciò, le grandi oscillazioni non avvengono dalla sera alla mattina, ne tanto meno un’ora con l’altra, ma sono normalmente abbastanza progressive.
Di certo, ci sono aspettative diffuse per un 2023 ancora migliore rispetto a quest’anno.
METALLIRARI.COM © ALL RIGHTS RESERVED