Nelle acque giapponesi ci sono così tante terre rare da poter rifornire il mondo intero per secoli. Questa è la conclusione di un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature.
Secondo i ricercatori, gli enormi giacimenti si trovano sui fondali marini dell’Oceano Pacifico, vicino all’isola Minamitorishima, che si trova a circa 2.000 chilometri a sud-est di Tokyo.
Una campionatura dell’area ha portato gli scienziati a stimare la presenza di ossidi di terre rare per circa 1,2 milioni di tonnellate. Ma, estrapolando i dati sull’intera area di circa 2.500 chilometri quadrati, si arriva ad una stima di oltre 16 milioni di tonnellate. Una simile quantità equivale a 780 anni di consumi di ittrio, 620 anni di europio, 420 anni di terbio e 730 anni di disprosio.
Come noto, le terre rare sono 17 elementi impiegati in varie applicazioni, tutte assai importanti nel nostro mondo moderno. Si va dalle tecnologie verdi agli smartphone, dai laptop ai veicoli spaziali e agli armamenti militari high-tech.
Un giorno liberi dalla morsa cinese sul mercato?
Attualmente, la Cina è il più importante produttore di terre rare del mondo, praticamente in condizioni di quasi monopolio. Nel 2017 ha prodotto 105.000 tonnellate. Proprio il controllo che il governo cinese esercita sulla produzione di terre rare, nel passato, ha spinto i prezzi in alto, oltre a causare tutta una serie di problemi. Ecco perché il mercato è ansioso di trovare fonti di approvvigionamento alternative al di fuori della Cina.
Il Giappone ha iniziato a cercare depositi di terre rare nel 2010, proprio dopo che la Cina gli aveva tagliato le forniture di terre rare. Adesso che i ricercatori sono ottimisti sul fatto che sarà possibile recuperare le terre rare recentemente scoperte, il paese potrebbe riuscire a sgangiarsi dalla pericolosa dipendenza che vincola buona parte del suo sistema produttivo alle forniture cinesi.
Difficile, ma non impossibile, estrarre terre rare dall’oceano
Subito dopo l’annuncio della scoperta degli immensi giacimenti oceanici, i prezzi dei titoli azionari della Japan Drilling e della Modec, uno fornitore e l’altro operatore di piattaforme galleggianti offshore, sono balzati verso l’alto.
Tuttavia, l’estrazione sottomarina è un territorio relativamente inesplorato e l’estrazione di terre rare nell’oceano giapponese potrebbe rivelarsi assai difficile. In effetti, le precedenti scoperte di terre rare sottomarine hanno sempre sollevato un forte scetticismo da parte degli esperti. Scetticismo causato soprattutto dalla redditività di imprese del genere, oltre che dalle preoccupazioni ambientali a riguardo.
Per ora, gli investitori e gli operatori del settore non possono far altro che aspettare per vedere quali saranno le mosse del governo giapponese dopo una scoperta potenzialmente così importante per il futuro del Giappone, ma anche del resto del mondo.
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