La sicurezza nazionale è a rischio per la mancanza di metalli rari

Il monopolio cinese sulla fornitura di metalli indispensabili alla sicurezza nazionale, impone una maggior consapevolezza pubblica del rischio che corrono i paesi occidentali.

È noto come i metalli rari siano indispensabili a molte applicazioni tecnologiche e per lo sviluppo di molte tecnologie verdi. Questi metalli, tra cui vi sono disprosio, lantanio, ittrio e tungsteno, sono stati al centro di molte cronache di politica internazionale, poiché la maggior parte di queste risorse sono nelle mani della Cina che ne minaccia l’interruzione delle forniture per le aziende giapponesi, americane ed europee.

Ma i metalli rari diventano essenziali e strategici per un settore, che non sempre è al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica, ma che riveste un ruolo vitale per gli equilibri mondiali e per il futuro dell’umanità: il settore della difesa militare. Questi metalli sono indispensabili per realizzare molti armamenti ad alta tecnologia impiegati sia negli Stati Uniti che in Europa:

  • sistemi di puntamento e di controllo volo;
  • missili di precisione tele-guidati, come ad esempio il sistema Joint Direct Attack Munition (JDAM) e i missili Hellfire (AGM-114). Entrambi usano samario e cobalto o magneti permanenti al neodimio-ferro-boro che guidano i servo-motori delle alette;
  • i motori dell’F-35 Lightning II;
  • radar e sistemi a microonde per le comunicazioni;
  • barriere termiche, a base di ossido di zirconio e ittrio, per varie parti dei velivoli militari.

L’elenco degli armamenti più importanti, inutilizzabili senza la disponibilità di metalli rari è lungo:

  • Excalibur Artillery Shell 
  • AIM-9x
  • Sottomarini della classe Virginia
  • JDAM Assembly
  • F135 e F35
  • HUD
  • Elicotteri Blackhawk
  • Groung Laser Designator III

Per la difesa nazionale è essenziale avere una fornitura di questi elementi sufficiente a soddisfare la domanda. Purtroppo, la distribuzione di questi metalli in tutto il mondo, e la loro conseguente produzione globale, è concentrata nelle mani della Cina. Secondo la US Geological Survey, il 95% delle terre rare (17 metalli facenti parte della famiglia dei metalli rari) è prodotto dalla Cina. Questa posizione dominante, potrebbe causare problemi, e una qualsiasi riduzione dell’offerta avrebbe importanti implicazioni politiche.

Ma l’estrema concentrazione della produzione in un singolo paese, vale a dire la Cina, è solo una parte di un problema più complesso. Oltre al settore minerario, le aziende cinesi dominano tutte le fasi delle lavorazione intermedie, dall’estrazione del minerale alla produzione dei magneti.

Se la concentrazione dell’offerta e della produzione a valle sono preoccupanti, questa preoccupazione diventa un rischio elevato per sicurezza nazionale a causa  del rafforzamento da parte del governo cinese dei controlli di queste materie prime. Per esempio, recentemente, Pechino ha deciso una restrizione delle esportazioni di questi metalli strategici, preferendo rimpinguare le proprie scorte strategiche nazionali.

Anche durante la crisi nel Mare Cinese Orientale, tra Cina e Giappone alla fine del 2010, le esportazioni cinesi di terre rare verso il Giappone, gli Stati Uniti e l’Unione Europea cessarono, e  in quel momento le aziende appaltatrici del Pentagono si resero conto di non essere in grado di procurarsi questi metalli a qualsiasi prezzo.

Molte società private coinvolte in questo problema non parlano volentieri della questione, soprattutto pubblicamente. Temono infatti di urtare la suscettibilità cinese, che comprometterebbe il futuro degli approvvigionamenti di materie prime per loro indispensabili. Ma l’atteggiamento più responsabile sarebbe quello di sensibilizzare l’opinione pubblica dell’esistenza di un rischio enorme per la sicurezza nazionale, in modo che i governi possano essere coinvolti nella risoluzione di un problema globale di non facile soluzione, ma vitale per il nostro futuro.

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