Il Congo (RDC) vieta le esportazioni di cobalto e crescono le attese di prezzi in salita

Il divieto di esportazione sarà effettivo dal prossimo luglio. Gli operatori si aspettano che il mercato del cobalto reagirà con un aumento delle quotazioni.

La Repubblica Democratica del Congo (RDC) ha vietato le esportazioni di cobalto. Se non fosse che la Repubblica Democratica del Congo è il più grande produttore di cobalto, con il 55% della produzione mondiale, non ci sarebbe da preoccuparsi. Ma il divieto di esportazione per cobalto e concentrato di rame, che partirà dal prossimo luglio, ha scatenato molti timori tra tutti gli operatori del settore.

Il cobalto è un metallo raro impiegato in una varietà di applicazioni: leghe per le turbine dei motori a reazione e per acciai per utensili ad alta velocità, magneti e supporti magnetici, catalizzatori per l’industria petrolchimica, elettrodi per batterie d’auto.

Il governo congolese, si è posto l’obbiettivo di costringere le società minerarie a lavorare il cobalto all’interno dei confini nazionali, per rivenderlo all’estero solo dopo avergli dato del valore aggiunto. Attualmente, il minerale grezzo esportato dalla Repubblica Democratica del Congo subisce le lavorazioni successive in paesi esteri. Il decreto governativo è stato molto drastico, poiché impone alle società minerarie la vendita di tutte le scorte di cobalto entro 90 giorni, dopo di che saranno obbligate ad avviare le lavorazioni successive prima di esportare il prodotto.

In precedenti occasioni, il governo della Repubblica Democratica del Congo aveva provato ad attuare divieti simili, ma senza alcun successo. Secondo molti osservatori, il problema principale del paese è la mancanza di energia, dal momento che la Repubblica Democratica del Congo è una delle nazioni meno sviluppate per la produzione di energia elettrica. Secondo alcune stime, soltanto il 10% della popolazione ha accesso all’energia elettrica. Questa debolezza rende molto difficile sostenere un’industria moderna per la trasformazione e la lavorazione. Infatti le lavorazioni dei minerali e dei metalli richiedono una grande quantità di energia, risorsa che il paese non ha.

Prima o poi, la situazione energetica della Repubblica Democratica del Congo migliorerà, poichè sono stati pianificati una serie di nuovi progetti per la realizzazione di impianti idroelettrici, come la diga di Inga da 4.500 MW. In questo modo sarà possibile far lavorare fonderie e impianti di fusione per trasformare il minerale di cobalto in metallo, oltre a rendere possibili tutta una serie di lavorazioni successive.

Per questi motivi e per un nuovo clima politico nel paese assai favorevole, potrebbe essere la volta buona per il governo per raggiungere i propri obbiettivi. Impedire le esportazioni del minerale grezzo, è giudicato come un impoverimento del paese senza alcuna ricaduta positiva sull’occupazione dei lavoratori e sul benessere della popolazione. È un problema comune a molte nazioni africane, ricche di risorse naturali ma senza alcuna possibilità di sfruttarne tutti i benefici economici (“In Africa la capitale mondiale dei diamanti, mentre l’Europa cede il passo“).

Certamente, quando la nuova legge sarà operativa, il mercato del cobalto subirà profonde ripercussioni e il cobalto disponibile sarà probabilmente molto meno. A questo punto i prezzi potrebbero cominciare a salire verso l’alto.

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