L’Europa, tra molti dubbi e contraddizioni, sta avanzando verso la decarbonizzazione dell’industria siderurgica, con l’obbiettivo di ridurre drasticamente le emissioni di gas serra.
Bruxelles ha messo a punto un piano che possiamo analizzare attraverso tre prospettive diverse: la pressione del carbonio, i sussidi e il supporto finanziario. L’Unione Europea (UE) ha implementato due strumenti tanto importanti quanto controversi: il sistema di scambio delle quote di emissione (ETS) e il meccanismo di adeguamento del confine del carbonio (CBAM). Sistemi messi in piedi per aumentare i costi del carbonio per i produttori di acciaio, che dovrebbero venir costretti a intraprendere azioni concrete per ridurre le proprie emissioni.
Enormi investimenti per cambiare gli impianti di produzione
La risposta dei produttori siderurgici europei, tra cui Arvedi, ArcelorMittal, Liberty Steel, SSAB, ThyssenKrupp e Voestalpine, è stata la decisione di investire su larga scala in nuovi impianti di produzione. Tutti investimenti che hanno lo scopo di sostituire la produzione tradizionale ad alto impatto ambientale con tecnologie a basse emissioni di carbonio, con l’aiuto di generosi sussidi governativi per alleviare il carico sui produttori d’acciaio europei.
Sulla carta sembra tutto perfetto e facile da realizzare ma, nella realtà, la faccenda della decarbonizzazione dell’acciaio europeo è un po’ più complicata di come i politici l’hanno pensata.
La produzione tradizionale di acciaio attraverso gli altiforni genera emissioni di gas serra a causa del processo di rimozione dell’ossigeno dal minerale di ferro, che viene legato al carbonio, rilasciando anidride carbonica nell’atmosfera. L’Europa vorrebbe sostituire gli altiforni con forni ad arco elettrico (EAF) a basse emissioni di carbonio, che riciclano rottami di acciaio. Tuttavia, la fornitura di rottami è limitata e non tutti i rottami possono essere utilizzati per produrre acciaio di alta qualità.
Rottami e DRI non bastano
L’alternativa ai rottami è la riduzione diretta del ferro (DRI), che utilizza monossido di carbonio e idrogeno per rimuovere l’ossigeno dal minerale di ferro. Molti produttori di acciaio stanno pianificando di integrare la produzione DRI e quella di acciaio, costruendo torri DRI vicino ai nuovi forni. Questi nuovi impianti integrati utilizzeranno principalmente gas naturale come agente riducente.
Tuttavia, la riduzione del ferro con gas naturale comporta ancora emissioni di CO2. Per raggiungere la decarbonizzazione completa, è necessario utilizzare idrogeno verde, che richiede un’infrastruttura specifica e non è facilmente disponibile per molti dei nuovi progetti DRI-acciaio integrati in Europa.
In altre parole, è necessario trovare ulteriori percorsi per raggiungere la decarbonizzazione dell’industria siderurgica. Una possibile alternativa è la separazione geografica della riduzione del ferro dalla produzione di acciaio. Il DRI può essere prodotto in luoghi con accesso a elettricità a basso costo e priva di emissioni di carbonio e poi trasformato in bricchette e spedito agli EAF. Gli EAF, a loro volta, possono essere costruiti vicino ai laminatoi e ai siti di richiesta di prodotti in acciaio. Questa riorganizzazione strutturale potrebbe dare vita a nuovi produttori indipendenti di idrogeno verde che venderebbero bricchette di ferro ridotto.
La tradizionale produzione di acciaio tramite altiforni rimane un processo efficiente, e la cattura, l’utilizzo e lo stoccaggio del carbonio potrebbero essere opzioni aggiuntive da considerare. Tuttavia, i costi e le leggi attuali non forniscono incentivi sufficienti per investire in queste tecnologie.
Servono tanti soldi
Il finanziamento è un aspetto cruciale per la decarbonizzazione dell’acciaio europeo. Anche se i sussidi riducono i requisiti di finanziamento, la concorrenza internazionale e i costi più elevati dell’energia pulita potrebbero mettere a rischio la competitività dei produttori europei. Il CBAM potrebbe non offrire una protezione adeguata e i produttori potrebbero aver bisogno di ulteriore sostegno per mantenere le spese operative competitive.
La decarbonizzazione dell’acciaio non è la favola che qualcuno ha cercato di raccontare al pubblico inesperto. È piuttosto una sfida complessa e impegnativa, il cui esito non è per nulla scontato né indolore per tutto il sistema industriale dell’Europa.
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