Perchè gli americani non comprano il Partenone?

Nonostante il dollaro americano stia schiacciando l’euro, non sembra ancora arrivato il momento di fare shopping per gli investitori d’oltre oceano. Siamo forse ancora lontani dal fondo del barile?

Per gli americani, con un dollaro che mette a segno nuovi record ogni giorno che passa contro tutte le altre valute del mondo, la possibilità di fare investimenti internazionali non è mai stata così conveniente. Gli stessi dollari di un anno fa, oggi possono comprare molti più euro, rubli, yen o dollari canadesi.

Ma la conquista più evidente e clamorosa è quella contro l’euro, la moneta ufficiale dei 19 paesi dell’Unione Europea. Il 13 marzo, l’euro ha toccato il cambio di 1,046 contro il dollaro, il livello più basso degli ultimi 12 anni. Da luglio 2014 ha perso circa il 25%.

Tutti gli esperti economici attribuiscono il crollo del valore dell’euro alle decisioni della Banca Centrale Europea (BCE), che ha avviato un programma da circa 1.100 miliardi di euro per rivitalizzare l’economia del continente, che non si era mai completamente ripresa dal crollo finanziario globale del 2008. Inoltre la BCE ha annunciato che comprerà 60 miliardi di euro di titoli di Stato della zona euro mensilmente, da qui a settembre 2016.

L’obbiettivo del piano di Draghi, governatore della BCE, è di incoraggiare le banche a prestare più soldi. L’idea è che le banche prendano 60 miliardi di euro per acquistare nuovi assets in sostituzione delle obbligazioni vendute alla BCE, che a sua volta si suppone farà crescere il valore delle azioni delle società abbassando i tassi di interesse per incentivare gli investimenti nella zona euro.

Ma come farà la BCE a trovare i soldi? Farà quello che le banche centrali sanno fare meglio: creare il denaro dal nulla attraverso i cosiddetti Quantitative Easing (QE). Purtroppo, se la cosa non dovesse funzionare, nessuno ha un piano alternativo per salvare l’economia.

E ci sono un sacco di indicazioni che il QE non funzionerà. Ancor prima della nuova politica monetaria della BCE, i tassi di interesse in alcuni paesi della zona euro erano ai minimi da 500 anni a questa parte. La stessa BCE ha iniziato ad applicare interessi negativi per punire le banche che hanno standard rigidi nel prestare denaro e per incoraggiare a prestare soldi.

Lo scenario che si prospetta per l’euro è di un ulteriore indebolimento, dal momento che la politica di denaro facile della BCE rende la valuta europea sempre meno interessante per gli investitori. Qualcuno prevede addirittura che il cambio possa presto arrivare a 0,82, cioè 82 centesimi di dollaro contro 1 euro, che significherebbe quasi un 25% in meno rispetto ai valori attuali.

A prima vista, potrebbe sembrare la situazione ideale per un investitore americano per comprare a sconto qualsiasi bene denominato in euro. Tuttavia, il rischio che incombe sempre più minaccioso è quello dell’uscita di qualche paese dalla moneta unica, possibilità che annullerebbe tutti i vantaggi di comprare con un euro debole.

Per esempio, l’acquisto di un immobile ad Atene potrebbe sembrare una buona opportunità per qualsiasi americano. Ma se la Grecia dovesse abbandonare l’euro, il governo avrebbe bisogno di resuscitare la dracma dalla sera alla mattina. E poichè è abbastanza improbabile che ci saranno investitori propensi a comprare obbligazioni in dracme, l’unico modo che il governo greco avrebbe per vendere i propri titoli sarebbe quello di offrirli a tassi di interesse molto alti. Alcuni economisti ritengono che il valore della “nuova” dracma potrebbe precipitare nel giro di pochi giorni almeno del 40%.

Un ragionamento che il mercato ha già fatto e, per questo motivo, tutti gli investitori americani stanno per il momento alla larga da simili investimenti.

La prospettiva di un Grexit (l’uscita della Grecia dall’euro) è reale e poichè gli stessi problemi, marginalmente meno acuti, affliggono anche l’Italia, la Spagna e il Portogallo, presto potrebbero esserci altre uscite dall’euro.

Ecco perché gli investitori dell’area dollaro non hanno nessuna fretta di acquistare beni in tutti questi paesi. Nonostante la caduta dell’euro nei confronti del dollaro, le attività nei paesi della periferia meridionale dell’Europa potrebbero toccare prezzi molto convenienti tra qualche anno o forse soltanto tra qualche mese.

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