Se ancora non dovesse essere chiaro a tutti, la decarbonizzazione della siderurgia in Europa passa per i rottami. Di, conseguenza, una carenza di quest’ultimi sarebbe come un macigno sulle ambizioni europee di ridurre le emissioni di CO2.
Chi opera nel settore ha ben chiaro che non esiste una fabbrica dei rottami e che, nei prossimi anni, una delle sfide più impegnative sarà quella di trovare tutti gli scarti necessari a far funzionare i forni. Proprio in questi giorni la WV Stahl (German Steel Federation) ha espresso serie preoccupazione per una possibile futura carenza di rottami metallici nel paese.
Le importazioni di rottami in Germania dovranno crescere di quasi un terzo
Nel 2020, le grandi imprese industriali tedesche hanno deciso il passaggio alle ultime tecnologie per ridurre le emissioni di carbonio, cosa che farà aumentare anno dopo anno l’uso di rottami per la produzione di acciaio. Le stime indicano che le importazione di rottami metallici in Germania dovranno crescere di quasi un terzo rispetto al 2021, fino a raggiungere 5 milioni di tonnellate.
Secondo WV Stahl, i rottami di acciaio sono un fattore cruciale nella riduzione delle emissioni di carbonio. Pertanto, l’industria siderurgica tedesca e quella dell’intera Unione Europea (UE) sono estremamente dipendenti dalla disponibilità di questa materia prima strategicamente importante.
In Europa, il consumo di rottame è aumentato in tutti i paesi, soprattutto nei Paesi Bassi. L’unico paese in cui c’è stata una notevole diminuzione del consumo di rottami è la Norvegia che nel 2021 ha consumato 208.000 tonnellate contro le 289.000 tonnellate del 2020.
Il problema dei rottami che lasciano l’Europa
Ma la preoccupazione dei produttori di acciaio tedeschi si riferiscono anche alle crescenti esportazioni di rottami dalla UE. Solo dal 2016, l’esportazione di materie prime secondarie è aumentata di 6,8 milioni di tonnellate, fino a 14 milioni di tonnellate nel 2021.
Anche EUROFER, l’associazione dei produttori europei di acciaio, è sulla stessa linea di WV Stahl anche se ritiene che misure più rigorose per garantire l’esportazione di rottame siano necessarie solo per quei consumatori che hanno standard ambientali equivalenti ai paesi UE. Inoltre, EUROFER ha chiesto di includere i rottami metallici nell’elenco delle materie prime critiche.
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