Trump ci ripensa: meglio non mettere dazi sulle terre rare

Retromarcia di Trump sui dazi alle terre rare importate dalla Cina. I materiali critici indispensabili alle industrie americane, e al Pentagono, non verranno colpiti dai dazi.

Il terremoto dei dazi americani sul commercio mondiale ha colpito a destra e manca molti prodotti: dall’acciaio all’alluminio fino ad arrivare ai beni di consumo di tutti i giorni.

L’ultimo pacchetto di nuovi dazi risale al mese scorso, quando l’amministrazione Trump ha imposto altri 200 miliardi di dollari di dazi doganali sulle merci cinesi. Colpiti dall’ira commerciale americana anche le terre rare, che per  gli Stati Uniti sono merce strategica e indispensabile, tanto da far pensare ad una mossa suicida.

Per le terre rare è meglio fare un’eccezione

Ma l’ira ha lasciato il posto al pragmatismo: meglio non mettere dazi sulle terre rare per non rischiare di rimanere a secco di questi metalli.

Considerando la schiacciante predominanza del mercato cinese e la debole posizione degli Stati Uniti (l’unica miniera di terre rare del paese è stata chiusa nel 2015), Donald Trump ha pensato bene di fare un passo indietro. Di fatto, gli Stati Uniti dipendono totalmente dalla Cina per molte delle terre rare indispensabili alla sua industria militare, aerospaziale e high-tech.

Secondo lo US Geological Survey, il 78% del totale delle importazioni di terre rare negli Stati Uniti dal 2013 al 2016, proveniva dalla Cina. Il resto proveniva da Estonia (6%), Francia (4%), Giappone (4%) e altri paesi (8%). In realtà il valore assoluto di queste importazioni non è altissimo. Infatti, nel 2017 ammontava a 150 milioni di dollari, comunque in crescita rispetto ai 118 milioni di dollari del 2016. Tuttavia, anche se valesse solo un dollaro, la sua mancanza metterebbe in ginocchio settori critici per il paese, compromettendo anche la sua sicurezza militare.

Il Pentagono ha indotto Trump a ragionare?

Probabilmente, le pressioni maggiori per depennare le terre rare dall’elenco dei prodotti da 200 miliardi di dollari da sottoporre a dazi, sono arrivate dal Pentagono. Infatti, i militari hanno condotto uno studio che ha identificato centinaia di casi in cui le forze armate  dipendono da fonti straniere per materiali importanti. I risultati del lavoro del Pentagono dovrebbero essere rilasciati nelle prossime settimane.

Insomma, la totale dipendenza dalle terre rare cinesi, ancora una volta, è stato il fattore chiave per prendere una decisione. La decisione di non ostacolare le forniture di metalli così importanti.

Certo che, se la Cina si arrabbiasse davvero e, per vincere la guerra commerciale in corso, tagliasse le forniture di terre rare agli Stati Uniti, metterebbe al tappeto il nemico commerciale in un sol colpo. E i precedenti non mancano, visto che il gigante asiatico ha già vinto una importante disputa politica con il Giappone proprio grazie all’interruzione delle forniture di terre rare.

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