Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), nel 2025, il mondo genererà più energia nucleare che mai. Il mercato, la tecnologia e le politiche sembrano ormai allineate per una nuova era di espansione dell’energia nucleare. Questa rinascita è il risultato della crescente necessità di bilanciare l’aumento della domanda energetica senza compromettere gli obiettivi di decarbonizzazione.
Attualmente, sono in costruzione oltre 70 gigawatt di nuova capacità nucleare nel mondo, una delle cifre più alte degli ultimi trent’anni, e più di 40 paesi stanno pianificando di ampliare il ruolo del nucleare nei loro sistemi energetici.
La domanda globale di uranio è in progressiva crescita
Ovviamente, l’espansione globale del nucleare ha un impatto diretto sulla domanda di uranio, che sta per raggiungere livelli senza precedenti. Secondo la World Nuclear Association, la domanda di uranio crescerà del 28% entro il 2030 e raddoppierà quasi entro il 2040. Questo scenario potrebbe avere conseguenze significative sui mercati globali, generando una competizione serrata per accaparrarsi le forniture esistenti.
Purtroppo, il settore dell’energia nucleare in Occidente, con l’eccezione della Francia, è in declino da decenni. Negli Stati Uniti, pur essendo ancora il maggior produttore mondiale di energia nucleare, non ci sono attualmente centrali in costruzione. Inoltre, molti impianti stanno invecchiando e dovranno essere dismessi nei prossimi anni, mentre le complesse regolamentazioni rallentano la realizzazione di nuove centrali. In Europa, la Germania ha fatto dell’uscita dal nucleare uno dei pilastri della sua politica energetica. Per non parlare dell’Italia, dove il nucleare è stato abbandonato a furor di popolo da più di 30 anni.
L’Occidente è in clamoroso ritardo nella corsa all’uranio
Mentre Stati Uniti ed Europa cercano di rilanciare il nucleare, si trovano ad affrontare una concorrenza serrata da parte di Russia e Cina, che non hanno mai abbandonato il settore. Questi due paesi vantano legami consolidati con molti dei principali mercati dell’uranio e stanno operando in modo particolarmente aggressivo per assicurarsi l’accesso alle risorse globali.
Benjamin Godwin, analista di Prism Strategic Intelligence, ha dichiarato al Financial Times che “i player russi e cinesi si sono mossi con grande determinazione per garantirsi risorse in Asia centrale e Africa, creando un ambiente altamente competitivo”. Paesi come il Kazakistan, uno dei maggiori produttori di uranio, stanno dirottando sempre più forniture verso Pechino e Mosca, lasciando Europa e Nord America a corto di risorse.
Secondo Cameco, il principale fornitore occidentale di uranio,“siamo su una curva di esaurimento che molti clienti non hanno ancora compreso”, sottolineando come il flusso di materiale verso la Cina stia drenando le risorse disponibili per l’Occidente.
Questa crisi dell’offerta potrebbe avere ripercussioni geopolitiche di vasta portata. Secondo un’analisi di TipRanks, l’aumento della domanda e le tensioni nei mercati dell’uranio potrebbero spingere Europa e Stati Uniti a rivedere le loro strategie di approvvigionamento.
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