Il gas russo torna in Europa? Meglio la figuraccia politica che la crisi energetica

Secondo il Financial Times, i funzionari della UE stanno valutando la possibilità di riprendere le importazioni di gas russo come parte di un possibile accordo di pace per l’Ucraina.

L’Unione Europea (UE) sta valutando la possibilità di ripristinare le importazioni di gas naturale dalla Russia, una mossa che fino a poco tempo fa sembrava impensabile ma che ora, alla luce delle difficoltà economiche e della possibile conclusione del conflitto in Ucraina, torna prepotentemente al centro del dibattito. Secondo il Financial Times, alcuni funzionari della UE starebbero discutendo un eventuale accordo che includa la ripresa delle forniture di gas russo tramite gasdotto, anche attraverso l’Ucraina, come parte di un potenziale accordo di pace.

Dopo tanta propaganda, il bagno nella realtà porta a più miti consigli

Il ritorno del gas russo viene sostenuto da paesi come Ungheria e Germania, che vedono in questa opzione un’opportunità per abbassare i prezzi dell’energia e garantire la stabilità del mercato energetico europeo. “C’è pressione da parte di alcuni grandi Stati membri sui prezzi dell’energia e questa è una soluzione ovvia per ridurli” ha dichiarato un funzionario UE al Financial Times.

D’altro canto, la sola idea di riprendere le forniture di gas dalla Russia ha suscitato forti reazioni negative tra diversi diplomatici e politici europei, in particolare quelli dei paesi dell’Europa orientale, che da anni lavorano per ridurre la dipendenza energetica da Mosca.

Il dilemma politico ed economico

L’opposizione alla ripresa del gas russo si basa su due argomentazioni principali. La prima è di natura politica: l’acquisto di gas dalla Russia potrebbe essere visto come una forma di appeasement nei confronti di Mosca e un tradimento dell’Ucraina, oltre a fornire nuove entrate al Cremlino. La seconda è economica: alcuni esportatori di gas naturale liquefatto (LNG) statunitensi temono che un ritorno al gas russo possa rendere i loro prodotti meno competitivi sul mercato europeo.

Tuttavia, la realtà è che alcuni paesi della UE, come Slovacchia e Ungheria, continuano a dipendere fortemente dal gas russo e hanno resistito agli sforzi della Commissione Europea per diversificare le fonti di approvvigionamento. La sospensione del transito del gas russo attraverso l’Ucraina, avvenuta il 1° gennaio 2025 dopo il mancato rinnovo dell’accordo di transito tra Kiev e Mosca, ha solo aggravato la situazione.

Il paradosso del gas russo nella UE

Nonostante le sanzioni e il blocco quasi totale delle importazioni di petrolio e carbone russi, la UE ha continuato a importare gas naturale liquefatto dalla Russia, con un record di 17,8 milioni di tonnellate nel 2024. La politica ufficiale dell’Unione prevede l’eliminazione completa delle importazioni di combustibili fossili russi entro il 2027, ma la dipendenza energetica è ancora forte, soprattutto in alcuni stati membri.

Nel frattempo, gli Stati Uniti sono diventati il principale fornitore di gas naturale liquefatto per l’Europa, colmando il vuoto lasciato dalla Russia. Tuttavia, l’LNG americano è significativamente più costoso rispetto al gas russo via gasdotto, con un impatto diretto sulle economie europee e sui consumatori.

Il futuro energetico dell’Europa

La questione del gas russo rimane quindi una delle più delicate per la UE. Da un lato, l’opzione di riaprire i rubinetti del gasdotto russo potrebbe alleviare la pressione economica e migliorare la stabilità energetica. Dall’altro, significherebbe fare marcia indietro su una politica energetica che per anni ha cercato di ridurre la dipendenza da Mosca.

Resta da vedere se la UE sceglierà la via pragmatica dell’interesse economico o se continuerà sulla strada della resilienza strategica a lungo termine. La risposta dipenderà anche dall’evoluzione della guerra in Ucraina e dagli equilibri geopolitici globali nei prossimi mesi.

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