Secondo le stime dell’International Energy Agency (IEA), circa il 41% dell’elettricità mondiale proviene da centrali elettriche a carbone.
Tuttavia, nel futuro saranno indispensabili nuove tecnologie al fine di limitare le emissioni e combattere il cambiamento climatico.
Le tecnologie per catturare e stoccare CO2 stanno cominciando ad attirare l’attenzione del mercato, soprattutto dopo l’apertura del primo impianto su scala commerciale, della SaskPower, avvenuta ad ottobre 2014. L’impianto ha però dovuto affrontare tutta una serie di imprevisti tecnici che, fino ad ora, gli hanno impedito di funzionare a pieno regime. Problemi che sembrano essere in via di risoluzione, in modo da consentire all’impianto di raggiungere l’obbiettivo di catturare 800.000 tonnellate di anidride carbonica all’anno.
Ma esiste anche un’altra tecnologia per ridurre l’inquinamento delle centrali a carbone, ripulendo il carburante che fornisce energia alle centrali elettriche, prima che questo giunga nella centrale. Una tecnologia perseguita dalla società statunitense Clean Coal Technologies (CCT), che l’ha battezzata con il nome di Pristine M coal dehydration technology. Disidratando il carbone prima della combustione, si riducono le sostanze nocive, eliminando l’umidità e riducendo i costi di trasporto.
In altre parole, questa tecnologia permette di ottenere un carbone fossile pulito e, per questo, meno inquinante. Una strada che non è nuova, dal momento che in passato è già stato tentato di ripulire il carbone attraverso pre-combustioni, ma senza successo.
La CCT si è avvalsa del lavoro di uno dei più importanti scienziati nel settore del carbone, il Dr. Paul Dilo, che ha realizzato diverse tecnologie di disidratazione applicate a circa 50 diversi tipi di carbone.
La Pristine M coal dehydration technology è già installata in un impianto di prova presso un centrale energetica negli Stati Uniti. Fino ad ora, i risultati ottenuti sono incoraggianti e la maggior parte delle sostanze volatili, o inquinanti nocivi, che si trovano nel carbone sono state rimosse con successo.
Inoltre, questa tecnologia è modulare, consentendo di utilizzarla aggiungendo lentamente capacità di disidratazione, cosa che riduce i rischi tecnici e finanziari per le aziende che la adottano.
Il dibattito sul futuro del carbone ha creato due correnti di pensiero. La prima, forse un po’ utopica, che ritiene che questo combustibile fossile sia da abbandonare ovunque e per sempre, mentre la seconda, probabilmente più realistica, mira a migliorare l’efficienza, con un conseguente impatto positivo sulle emissioni inquinanti.
Quale sarà strada migliore per preservare una risorsa preziosa e insostituibile come l’ambiente senza rinunciare a trasformare materia in energia?
Certamente, questa è una di quelle scelte cardinali per il futuro dell’umanità, sulla quale sarebbe auspicabile una maggiore attenzione e interesse da parte di tutta l’opinione pubblica. Ma si sa, è molto più appassionante il dibattito su chi vincerà i prossimi campionati europei di calcio…