Alluminio sull’orlo del caos? Dopo il nichel, potrebbe toccare all’alluminio

Dopo le pazzie che si sono registrate sul mercato del nichel, potrebbe essere l’alluminio a subire presto la stessa sorte.

Chi sarà il prossimo metallo a venire travolto dalla tempesta dei prezzi, come accaduto al nichel? Secondo gli esperti, il primo candidato è l’alluminio.

Dopo la recente decisione del governo australiano di vietare le esportazioni di allumina e di minerale di alluminio in Russia, i produttori russi (leggi RUSAL) avranno gravi danni e l’offerta globale di alluminio subirà un altro durissimo colpo.

Rio Tinto sta tagliando i rapporti commerciali con Rusal

RUSAL, il gigante dell’alluminio russo, possiede una partecipazione del 20% in Queensland Alumina Ltd. in Australia e ha diritto alla stessa percentuale di produzione di allumina. Queensland Alumina Ltd. è gestita da Rio Tinto. La società continuerà probabilmente a fornire a RUSAL il metallo grezzo per ora, a meno che il governo australiano non lo vieti direttamente. Ma Rio Tinto ha anche affermato che rispetterà tutte le direttive del governo australiano e che sta terminando i suoi rapporti commerciali con la società russa.

L’allumina usata da RUSAL proviene per il 37% dagli impianti domestici, mentre il resto veniva importato dall’Australia e dall’Ucraina.

Secondo la società di consulenza Wood Mackenzie, non ci sono dubbi che il divieto australiano interromperà la catena di approvvigionamento e la produzione di RUSAL, con conseguenze drastiche su un’offerta di alluminio già troppo scarsa.

L’Occidente rischia di perdere 4 milioni di tonnellate all’anno

La Russia è uno dei principali fornitori di alluminio per mercati come Europa, Turchia, Cina e Giappone e quest’ultimo divieto potrebbe senza dubbio esercitare una maggiore pressione inflazionistica su tutta l’economia globale. Naturalmente, la reazione dei prezzi dell’alluminio al divieto australiano è stata immediata, mostrando quanto sia preoccupato il mercato per la potenziale perdita della produzione di metallo russa. Quasi inutile ricordare che l’alluminio è una risorsa chiave nei settori automobilistico, aerospaziale, degli imballaggi, dei macchinari e dell’edilizia.

Se l’Occidente dovesse perdere questi 4 milioni di tonnellate di alluminio prodotto annualmente da RUSAL, probabilmente si troverebbe in guai molto seri. Potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso dal momento che la filiera dell’alluminio è sotto pressione da molto tempo. Infatti, le restrizioni sulle emissioni di carbonio hanno trasformato la Cina, il più grande produttore mondiale di alluminio, in un importatore netto di alluminio grezzo per soddisfare la domanda di una gigantesca industria nazionale di prodotti a valle.

Anche la produzione delle fonderie europee è in calo a causa degli alti prezzi dell’energia e, per colmare il vuoto di approvvigionamento, le scorte di alluminio in borsa (LME) sono diminuite costantemente, toccando il livello più basso dal 2007 (704.850 tonnellate contro i circa 2 milioni di un anno fa).

Allacciate le cinture di sicurezza!

Per quanto riguarda nello specifico l’Europa, che lo scorso anno ha assorbito il 41% delle vendite russe di alluminio, l’interruzione delle esportazioni russe non farà che aumentare il deficit di forniture esistente.

Ecco perché non è così assurdo pensare che anche i prezzi dell’alluminio possano andare completamente fuori controllo, con escursioni improvvise e violente verso l’alto e altrettanto in direzione opposta. D’altronde, abbiamo da poco visto con il nichel cosa può succedere quando le tensioni tra domanda e offerta superano un certo limite, come sempre amplificate da speculazioni e operazioni finanziarie.

Un consiglio per i consumatori europei di alluminio? Allacciate le cinture di sicurezza, stiamo per entrare in un periodo di turbolenze senza precedenti.

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