Recuperare rame dalle centrali nucleari dismesse? È possibile con una nuova tecnica

I cavi elettrici delle centrali nucleari dismesse, fino ad oggi inceneriti, possono essere riciclati grazie a una nuova tecnica sperimentata con successo dalla Veolia.

Avete un’idea di quante tonnellate di cavi di rame si riescono a recuperate quando una centrale nucleare viene dismessa? Naturalmente, dipende da centrale a centrale, ma indicativamente si tratta di centinaia di tonnellate di cavi.

Purtroppo, è materiale contaminato che, ad oggi, viene incenerito ad alte temperature. Ma, nei prossimi anni, potrebbe essere riciclato grazie ad una soluzione innovativa della francese Voelia, una multinazionale operativa in 57 paesi e che impiega oltre 210.000 persone nei settori della gestione dei rifiuti, della gestione delle acque e dei servizi energetici.

Il rivestimento di plastica è contaminato da radiazioni

Voelia ha sviluppato un metodo per maneggiare in sicurezza i cavi e per smaltire il rivestimento in plastica che li circonda e protegge dalle radiazioni il filo di rame al suo interno. I cavi elettrici standard, da quelli sottili a quelli più grossi, costituiscono centinaia di tonnellate di rifiuti che vengono generati durante la dismissione di ogni centrale nucleare.

Gli esperimenti condotti hanno utilizzato 12 tonnellate di cavi dai quali è stato rimosso il rivestimento in plastica contaminato. L’anima metallica dei fili è stata sottoposta a misurazioni della radioattività, risultando sicura. Dal processo di riciclo sono state recuperate 4 tonnellate di rame.

Una innovazione importante

Sembra che il metodo di Voelia per lo smaltimento del rivestimento di plastica contaminato (che protegge il nucleo del cavi dalle radiazioni) sia del tutto sicuro, riducendo inoltre i tempi e i costi di trattamento, con il vantaggio aggiuntivo di recuperare metallo prezioso.

Si tratta di un’innovazione importate, soprattutto in considerazione del fatto che sempre più impianti nucleari a fine vita vengono dismessi. Questo processo rappresenta quindi un nuovo modo di recuperare una risorsa critica e importante come il rame, anche dal settore nucleare.

Sappiamo bene quanto sia forte la pressione sulle riserve di rame del nostro pianeta, con una domanda crescente da parte dell’industria manifatturiera e la necessità di ridurre le emissioni di carbonio. Recuperare rame anche da rifiuti che sono sempre stati considerati come intrattabili e costosi da smaltire, segna un progresso verso la tanto agognata e ancora lontana economia circolare.

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