Il rame è in surplus, ma i consumatori temono altri aumenti dei prezzi

Il mercato globale del rame sembra in surplus, ma i consumatori sono preoccupati per lo sciopero dei lavoratori cileni che potrebbe far mancare metallo.

Chi opera nel settore del rame è più preoccupato del solito in questi giorni. Lo sciopero nella miniera di rame Escondida (Cile), la più grande miniera del mondo, potrebbe portare ad una carenza di metallo, soprattutto se la vertenza si prolungasse come successo nel 2017, quando lo scioperò durò 44 giorni.

70.000 tonnellate di surplus

Per fortuna, durante i primi quattro mesi dell’anno, l’International Copper Study Group (ICSG) ha stimato per il mercato globale del rame un surplus di 70.000 tonnellate. La produzione globale di rame è aumentata del 4% nei primi quattro mesi del 2021 rispetto allo stesso periodo del 2020. Inoltre, la produzione di concentrati è aumentata del 6% e l’estrazione con solvente è diminuita del 4%.

In Cile, primo produttore mondiale di rame, la produzione delle miniere è diminuita del 2%, mentre la produzione di concentrati è aumentata del 3%. Al contrario, in Perù la produzione mineraria è aumentata del 10% anno su anno ma è diminuita del 27% rispetto ai primi quattro mesi del 2019.

Dall’altra parte del mondo, in Indonesia, la produzione è aumentata dell’80% grazie alla spinta della miniera di Grasberg.

Nel frattempo, la produzione mondiale di rame raffinato è aumentata del 4% durante i primi quattro mesi dell’anno.

Una piccola ripresa dei prezzi a luglio

Il 10 maggio il prezzo del rame era salito al massimo storico di oltre 10.700 dollari per tonnellata.

Ma, successivamente si è raffreddato toccando i 9.070 dollari per tonnellata a fine di giugno. Ad oggi, 4 agosto, il contratto a 3 mesi scambiato al London Metal Exchange (LME) vale 9.527 dollari.

Ma cosa succederà ai prezzi del metallo rosso con la ripresa delle attività produttive dopo le vacanze estive? I consumatori temono nuove impennate e nuovi massimi dei prezzi e si augurano che i lavoratori cileni trovino al più presto un’intesa con BHP, la multinazionale australiana che gestisce la miniera di Escondida.

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