Il primo impianto italiano di ferro a riduzione diretta (DRI) dovrebbe iniziare la produzione nel 2026.
Lo ha detto Franco Bernabè, presidente di Acciaierie d’Italia e presidente di DRI D’Italia, a S&P Global Commodity Insights. Acciaierie d’Italia è la ex-Ilva di Taranto, mentre DRI D’Italia è la società controllata al 100% da Invitalia e costituita per studiare la fattibilità di impianti di produzione di DRI (preridotto), un semilavorato siderurgico ottenuto dalla riduzione del minerale ferroso mediante utilizzo di monossido di carbonio e idrogeno.
La chiave per ridurre la dipendenza dai rottami
Si tratta di un grande passo in avanti per la siderurgia italiana, tanto importante quanto poco compreso e quasi ignorato da un opinione pubblica assuefatta a considerare lo sviluppo industriale quasi un retaggio del passato. Per non parlare di gran parte delle attuali classi dirigenti in Europa, concentrate quasi esclusivamente sulle politiche finanziarie e fiscali e non su quelle industriali.
Pertanto, l’annuncio dell’entrata in funzione di un impianto DRI in Italia, è un ottimo segnale di vitalità da parte del sistema industriale italiano. Va infatti considerato che i DRI sono la chiave per ridurre la dipendenza delle acciaierie dai rottami che, secondo molte previsioni, saranno sempre meno disponibili con il passare degli anni.
Un’ottima materia prima per Acciaierie d’Italia e per le acciaierie del Nord
Tra i numerosi vantaggi del ferro a riduzione diretta c’è la percentuale di ferro, che si muove tra il 90 e il 94 percento (più o meno come la ghisa). Ecco perché è considerato un’ottima materia prima anche per i forni elettrici delle piccole acciaierie (mini-acciaierie), che possono utilizzare rottami di qualità inferiore per il resto della carica oppure possono produrre acciaio di qualità superiore.
DRI D’Italia realizzerà due DRI, ciascuno con una capacità tra 2 e 2,5 milioni di tonnellate. Uno alimenterà Acciaierie d’Italia e il suo nuovo forno elettrico ad arco che si spera sia pronto nel 2026. Il secondo DRI dovrebbe alimentare un consorzio di acciaierie private situate principalmente nel nord Italia, che producono acciaio con rottame tramite EAF (Electric Arc Furnace).
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