Crisi dei metalli UE: da Bruxelles tante belle parole, ma seguiranno i fatti?

La UE accelera sui metalli critici con 47 progetti strategici per ridurre la dipendenza dalle importazioni, mentre i settori dei metalli tradizionali lottano per sopravvivere.

La Commissione Europea ha identificato 47 progetti strategici (Steel and Metals Action Plan) con l’obiettivo di rilanciare il settore dei minerali critici e ridurre la dipendenza dalle importazioni, in particolare dalla Cina. Questi progetti beneficeranno di una corsia preferenziale per le autorizzazioni, con tempi massimi di 27 mesi per le miniere e 15 mesi per gli impianti di lavorazione, oltre all’accesso a finanziamenti a livello europeo e nazionale.

L’elenco dei progetti è fortemente orientato ai materiali per batterie, come litio, cobalto, nichel e grafite, ma comprende anche elementi più rari come gallio, germanio e tungsteno. I progetti, distribuiti in 13 stati membri, coprono l’intera filiera, dalla produzione al riciclo fino alla ricerca di materiali sostitutivi. L’obiettivo è quello di soddisfare pienamente i benchmark di produzione interna per litio e cobalto entro il 2030 e fare progressi significativi per altri materiali chiave come nichel, manganese e grafite.

Un caso emblematico è quello del gallio, utilizzato nei semiconduttori e attualmente soggetto a restrizioni all’export da parte della Cina, per il quale il progetto METLEN in Grecia dovrebbe garantire l’autosufficienza europea entro il 2028. Parallelamente, la Commissione ha ricevuto 46 candidature per progetti situati fuori dall’Unione Europea (UE), la cui selezione sarà decisa in un secondo momento.

La grave crisi dei metalli in Europa

Le ambizioni dell’Europa nel settore dei nuovi metalli per l’energia contrastano fortemente con la crisi che sta colpendo la produzione tradizionale di metalli nel continente.

La produzione di acciaio della UE è scesa da 160 milioni di tonnellate nel 2017 a 126 milioni nel 2023, con un tasso di utilizzo della capacità produttiva intorno al 65%, considerato insostenibile dalla Commissione. Il settore dell’alluminio ha subito perdite significative nella capacità produttiva primaria e circa la metà di quella rimanente è ferma dal 2021.

Uno dei principali problemi identificati dalla Commissione è il costo elevato dell’energia. Dopo l’impennata dei prezzi del 2022 a seguito della guerra tra Russia e Ucraina, le tariffe sono diminuite ma rimangono ben al di sopra della media storica e dei livelli statunitensi.

La tempesta dei dazi e la guerra dei rottami

Oltre alla concorrenza cinese e ai costi dell’energia, un’ulteriore minaccia per il settore europeo dei metalli arriva dagli Stati Uniti. I dazi imposti dall’amministrazione di Donald Trump, in particolare quelli sull’alluminio, potrebbero provocare un afflusso di metalli sul mercato europeo.

Per rispondere a questa minaccia, l’Europa sta valutando misure protezionistiche, con il rischio di un’ulteriore frammentazione del commercio globale.

Un’altra preoccupazione crescente riguarda il commercio dei materiali riciclati. Mentre gli USA impongono dazi del 25% sulle importazioni di alluminio, questi non si applicano ai rottami, incentivando un aumento dell’export europeo verso il mercato statunitense.

Le esportazioni di rottami di alluminio dalla UE erano già destinate a raggiungere un record di 1,3 milioni di tonnellate lo scorso anno e la tendenza potrebbe accelerare con la domanda americana. Anche i riciclatori di rame europei temono che i dazi USA possano attrarre più materiale verso gli Stati Uniti.

È troppo tardi?

Per contrastare questa fuga di risorse, la Commissione si è impegnata a proporre entro il terzo trimestre dell’anno misure commerciali appropriate per mantenere più rottami all’interno della UE, comprese restrizioni reciproche nei confronti dei paesi che applicano dazi sui metalli o che bloccano l’export di materiali riciclati.

La UE sta cercando di recuperare terreno nel settore dei metalli critici, ma potrebbe essere troppo tardi per rimediare ai gravi errori del passato. Come sottolineano molte aziende del settore, alle belle parole dei burocrati di Bruxelles dovrebbero seguire azioni concrete e tempestive. Come ha detto Paul Voss di European Aluminium: “Una strategia da sola non manterrà operative le nostre aziende“.

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