I premi dei pani di alluminio hanno iniziato ad aumentare questa settimana. Un segno di forza del mercato che fa però storcere il naso a molti operatori che avvertono come, in questo momento, l’ottimismo potrebbe non essere del tutto giustificato.
Secondo Argus, media-group specializzato in commodities, il premio per i pani di alluminio P1020 (sdoganati nei magazzini di Rotterdam) è salito a 270-290 dollari per tonnellata, in crescita di 20 euro a tonnellata. Le aspettative di una ripresa della domanda in Cina dopo le festività del capodanno lunare e l’aumento dei premi negli Stati Uniti hanno infiammato il mercato.
Prezzi e premi che aumentano
Infatti, anche sull’altra sponda dell’oceano i premi sono aumentati, ma in misura molto maggiore che in Europa. Si stima una crescita di quasi il 36% da inizio anno a causa dei continui problemi sul fronte dell’offerta e per le aspettative di un prepotente ritorno della domanda cinese.
Tornando al mercato europeo, sembra che alcuni consumatori abbiano chiesto premi fissi per contratti a lungo termine (che fino ad oggi nessuno voleva), un segno che i premi potrebbero aver toccato il fondo.
Nel frattempo, i prezzi dell’alluminio al London Metal Exchange (LME) sono aumentati significativamente quest’anno. Il 18 gennaio hanno raggiunto un picco di 2.662 dollari per tonnellata e oggi (26 gennaio) si trovano a 2.642 dollari per tonnellata. Una ondata di positività che si riflette anche nel giudizio della banca d’investimento statunitense Goldman Sachs che ha aumentato drasticamente le sue previsioni sui prezzi dell’alluminio per il 2023.
La faccia nascosta del mercato
Tuttavia, non tutti sono disposti a condividere a questa narrativa, poiché ci sono ancora molti interrogativi che incombono sul mercato dell’alluminio.
Innanzitutto, esistono grossi dubbi che la domanda cinese riparta a gonfie vele. L’allentamento delle restrizioni relative al Covid-19 ha portato ad un forte aumento delle infezioni e il periodo delle vacanze potrebbe stimolare ulteriori casi. Anche le temperature invernali da record in alcune zone della Cina peseranno sulla ripartenza dell’attività industriale.
I prezzi cinesi dell’alluminio sono aumentati bruscamente nella settimana prima delle festività, ma in precedenza venivano scambiati ben al di sotto dei livelli LME. Se le attività cinesi dovessero riprendersi più lentamente, i prezzi potrebbero nuovamente scendere tanto da creare un arbitraggio negativo tra la borsa di Londra e quella di Shanghai, con una spinta alle esportazioni dalla Cina. Ciò sarebbe esattamente l’opposto di quello che si attendono i mercati occidentali, che sperano di poter vendere alluminio ai consumatori cinesi.
Speculazione o domanda reale?
Tornando invece in Europa, la domanda che scaturisce dall’edilizia rimane in territorio profondamente negativo, tanto è vero che nel 2023 i premi delle billette sono calati. Secondo Argus, questa settimana, i premi delle billette di alluminio 6063 (franco Italia e Germania) sono scesi a 550-650 dollari per tonnellata.
La domanda automobilistica è scarsa nel 2023 dopo che la produzione in tutta Europa è diminuita nel 2022, mentre le vendite di nuovi veicoli negli Stati Uniti lo scorso anno sono state le peggiori in oltre un decennio. Nel Regno Unito la produzione di automobili è caduta al livello più basso dal 1956.
Tutto ciò considerato, è lecito pensare che l’aumento dei prezzi LME sia stato soprattutto determinato da investitori e speculatori piuttosto che dalla domanda reale. Insomma, la storia del grande ritorno della domanda dopo il capodanno cinese potrebbe rivelarsi una delusione e sgonfiare la speculazione.
Per saperlo non dobbiamo far altro che aspettare la prossima settimana…
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