I prezzi dell’alluminio sono deboli, ma non abbastanza da tracciare una tendenza al ribasso. Sostanzialmente, si stanno muovendo lateralmente, nonostante le preoccupazioni circa le crescenti quantità di alluminio russo nei magazzini del London Metal Exchange (LME).
La borsa di Londra continua a trovarsi in mezzo ai guai. Dopo lo scandalo del nichel dello scorso anno, adesso il problema è quello delle scorte fisiche di alluminio, in gran parte di provenienza russa.
I prezzi LME rischiano di perdere il loro significato
Il problema si era preannunciato lo scorso autunno, quando alcune importanti aziende avevano deciso di auto-sanzionarsi mentre gli Stati Uniti imponevano un dazio (entrato in vigore il 10 aprile 2023) del 200% sull’alluminio russo. Fu allora che alcune società chiesero che l’LME vietasse i metalli russi nei propri magazzini.
L’LME ha deciso di non imporre alcun divieto ma, come molti esperti dicevano, c’era il rischio di riempire i magazzini di borsa con materiale russo a sconto che non trovava uno sbocco tra i clienti. La conseguenza? I prezzi dell’alluminio LME avrebbero potuto cessare di essere un punto di riferimento globale.
Il 53% dell’alluminio LME proviene dalla Russia
Alla fine di ottobre 2022, l’alluminio proveniente dalla Russia ammontava al 17,7% delle tonnellate presenti in garanzia all’interno dei magazzini LME. A marzo di quest’anno la percentuale era salita al 53%.
Come abbiamo spesso sottolineato da queste colonne, il crescente predominio del materiale russo nei magazzini LME comporta un grosso rischio di ribassi per i prezzi. Anche se fino ad oggi questa eventualità non si è verificata e i prezzi LME continuano ad essere in linea con quelli globali, il problema rimane.
Nel frattempo, altre borse metalli si stanno avvantaggiando delle difficoltà in cui versa l’LME e guadagnano nuovi clienti. Una di queste è il CME (Chicago Mercantile Exchange) che scambia futures sull’alluminio che stanno diventando sempre più popolari tra gli operatori.
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