Pasticcio quote UE. Dopo il divieto per l’acciaio russo, ne importiamo di più

L’Unione Europea ha sanzionato l’acciaio russo ma, per un effetto perverso di quote e nuove normative, il metallo dalla Russia ha rimpiazzato anche quello che normalmente viene importato da altri paesi.

Per chi non è nel settore siderurgico potrà sembrare complicato capire i meccanismi delle quote trimestrali con cui l’Unione Europea (UE) ha disciplinato le importazioni di acciaio da tutto il mondo, che però nulla hanno a che vedere con la guerra tra Russia e Ucraina.

Al contrario, è facilmente comprensibile che il divieto alle importazioni di acciaio russo deciso da Bruxelles come sanzione contro Putin, avrebbe dovuto far diminuire le importazioni dalla Russia. E, invece, sta accadendo tutto il contrario…

La quota di aprile-giugno consumata dal tondo russo

La quota di aprile-giugno è stata infatti consumata principalmente dal tondo per cemento armato russo. A soli 20 giorni dall’inizio del trimestre aprile-giugno la quota del tondo delle importazioni UE, di cui avrebbero dovuto beneficiare vari paesi, è già sul punto di esaurirsi. Quasi inutile dire che, normalmente, la quota degli altri paesi non si esaurisce così rapidamente.

Va ricordato che, quando la UE ha vietato le importazioni di acciaio russo a marzo, ha ridotto le sue quote individuali ma ha concesso un periodo di grazia di tre mesi, affinché la merce giacente in tutti i porti europei potesse essere sdoganata. Ciò significa che l’acciaio russo ha avuto libero accesso alla quota residua di tutti gli altri paesi (tra cui Algeria e Serbia sono stati quelli più penalizzati), senza il limite del 30% che era in vigore quando il tondo russo aveva la propria quota.

Gli importatori dovranno pagare un dazio del 25 percento?

In questo modo, la quota rimanente per questo trimestre si è quasi esaurita (rimangono infatti circa 1.500 tonnellate della quota di 126.000 tonnellate).

Quindi, adesso, gli importatori dovranno decidere se pagare un dazio del 25% o trattenere il materiale in magazzino, sostenendo i relativi costi di stoccaggio, per poi sdoganarlo sulla quota del prossimo trimestre (luglio-settembre).

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