Le previsioni per oro e argento di Morgan Stanley

Le ultime previsioni su oro e argento delle principali banche d’affari non cambiano sostanzialmente il quadro del mercato dei metalli preziosi: prezzi deboli per i metalli e dollaro sempre più forte.

Nel rapporto appena pubblicato da Morgan Stanley vengono delineate le aspettative per i prossimi mesi dei prezzi dei principali metalli. Naturalmente non potevano mancare oro e argento.

Morgan Stanley pensa che la debolezza che ha colpito i metalli preziosi nella prima parte di quest’anno, sostanzialmente continuerà anche nei prossimi mesi, influenzata dalla forza del dollaro americano.

Nonostante i recenti rialzi delle quotazioni dell’oro, Morgan Stanley non crede che le incertezze sul debito della Grecia e le tensioni politiche in Europa Orientale daranno uno slancio significativo al metallo giallo.

Neppure la domanda di oro da parte dell’India, nel periodo più favorevole per la gioielleria grazie alla stagione dei matrimoni che dura da marzo a giugno, cambierà il sentimento del mercato.

Per Morgan Stanley,  il prezzo dell’oro nel 2015 avrà una media di 1.185 dollari.

Tuttavia, altri analisti sono più ottimisti. Ad esempio, CPM Group ha recentemente dichiarato che, pur prevedendo prezzi dell’oro in calo per il terzo anno consecutivo, il prezzo nel corso di quest’anno si attesterà a 1.208 dollari.

Bank of America Merrill Lynch, ha informato la propria clientela che le quotazioni del metallo giallo potrebbero arrivare a 1.300 dollari entro il mese di maggio, grazie ad una prossima temporanea correzione del dollaro americano.

Per l’argento la situazione è molto simile a quella dell’oro, in parte perchè il prezzo del metallo bianco è legata a quello dell’oro. Morgan Stanley prevede 17,3 dollari nel corso di quest’anno, con l’argento guidato in gran parte dai prezzi dell’oro e dalla forza del dollaro.

Una musica che non suona nuova alle orecchie degli investitori in metalli preziosi, ormai abituati a subire una moneta verde che sembra non volersi arrestare nella sua scalata sui mercati valutari (“Dollaro forte, metalli deboli“).

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