Il fixing dell’oro di Londra parla anche cinese

Il cambiamento epocale del fixing di Londra per il mercato internazionale dell’oro solleva dubbi e speranza. Ci sarà più trasparenza sui prezzi del metallo giallo oppure la Cina, mettendo un piede nel fixing londinese, si appresta a dominare l’intero mercato?

Come sanno bene tutti gli investitori in metalli preziosi, il mercato dell’oro, da pochi mesi, ha subito un cambiamento epocale, sostituendo il tradizionale processo del fixing con un più moderno sistema elettronico per determinare i prezzi ufficiali del metallo giallo (“Nuove regole per il fixing dell’oro“).

Il nuovo sistema del London Bullion Market Association (LBMA), in vigore dal 20 marzo 2015, ha suscitato fin dalla nascita parecchi interrogativi circa il coinvolgimento della Cina.

Avrebbe partecipato anche qualche banca cinese al fixing dell’oro, con la conseguenza di aprire le porte allo stato cinese per controllare il mercato dell’oro?

Inizialmente nessuna banca cinese è stata coinvolta. Le uniche banche che partecipavano al fixing erano Barclays, HSBC, Bank of Nova Scotia, Societe Generale, UBS Group e Goldman Sachs Group. Le prime quattro facevano parte anche del vecchio fixing di Londra.

Vedere la solita elité finanziaria occidentale al tavolo virtuale del nuovo fixing era perlomeno sospetto

Tuttavia, dopo poco tempo, JPMorgan Chase si è aggiunta al gruppo, sollevando lo scetticismo di chi avevano sperato che il nuovo sistema di fissazione dell’oro sarebbe stato più trasparente rispetto al suo predecessore. In altre parole, vedere la solita elité finanziaria occidentale al tavolo virtuale del nuovo fixing era perlomeno sospetto.

Finalmente, nel mese di giugno, arriva il colpo di scena: la Banca di Cina inizia a partecipare al fixing LBMA dell’oro, sollevando reazioni di sorpresa in tutto il mercato.

Ma per i più scettici, che sottolineano come oltre alla Banca di Cina si siano aggiunte anche altre due banche occidentali, Morgan Stanley e Standard Chartered, i rapporti di forza sono ancora completamente sbilanciati a favore del gotha finanziario occidentale e rimane tutto da vedere se cambierà qualcosa nel fixing in termini di trasparenza e correttezza.

Uno sviluppo probabilmente positivo, in considerazione del fatto che gli interessi cinesi non sono allineati con quelli delle banche occidentali e che quindi dovrebbe garantire una maggiore trasparenza per come vengono fissati i prezzi dell’oro.

Inoltre, potrebbe presto arrivare anche una seconda banca cinese ad alimentare i timori che Pechino arriverà presto a dominare l’intero mercato dell’oro.

Che la Cina riesca ad imporre la propria egemonia sul mercato mondiale del metallo giallo è tutto da vedere. Quel che è certo è che il gigante asiatico occuperà uno spazio sempre maggiore sul mercato internazionale dell’oro, sia in oriente che in occidente.

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