Come abbiamo evidenziato su queste pagine, la guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti si è arricchita di un nuovo capitolo. All’inizio di questo mese, Pechino ha annunciato la restrizione delle esportazioni di sette metalli rari fondamentali per i settori automobilistico, energetico e della difesa: disprosio, gadolinio, scandio, terbio, samario, ittrio e lutezio. Una decisione che potrebbe presto mettere in difficoltà l’industria automobilistica globale.
Le nuove misure obbligano gli esportatori cinesi a richiedere una licenza per vendere all’estero questi elementi, vietandone in particolare la riesportazione verso gli Stati Uniti. Inoltre, sedici entità americane, principalmente dei settori difesa e aerospazio, sono state inserite nella lista nera delle esportazioni da parte della Cina.
Non è la prima volta che Pechino sfrutta la propria supremazia nelle terre rare come arma commerciale: a dicembre scorso aveva già vietato l’export di antimonio, gallio e germanio, minerali cruciali per la produzione di semiconduttori e tecnologie di comunicazione.
Conseguenze sull’industria automobilistica e militare
La Cina rimane il gigante incontrastato nella catena di approvvigionamento globale di terre rare. Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), anche nel 2030 il paese avrà una quota del 54% nella produzione globale di questi materiali, con l’Australia a grande distanza (18%). La situazione è ancora più squilibrata nella raffinazione: Pechino controllerà il 77% del mercato globale, seguita dalla Malesia con appena il 12%.
Le restrizioni sulle esportazioni di disprosio, gadolinio e degli altri metalli rari sono entrate in vigore il 4 aprile, paralizzando temporaneamente le spedizioni. Gli esportatori, in attesa delle nuove licenze, prevedono ritardi fino a 60 giorni, un lasso di tempo che rischia di essere fatale per molte aziende.
Secondo il Financial Times, la maggior parte dei costruttori automobilistici e dei loro fornitori dispone solo di due o tre mesi di scorte di magneti, componenti chiave per motori e trasmissioni. Di conseguenza, il blocco potrebbe causare gravi carenze a livello globale per tutti i costruttori di automobili, Tesla compresa.
Anche il Giappone, leader mondiale nell’industria automobilistica, esprime preoccupazioni: un funzionario governativo ha dichiarato che le riserve di terre rare pesanti non sono sufficienti a evitare turbative nella catena di approvvigionamento.
Gli analisti del Center for Strategic and International Studies (CSIS) hanno avvertito che gli Stati Uniti sono particolarmente esposti alle nuove restrizioni cinesi. L’impatto si estende ben oltre l’automotive: le terre rare sono infatti cruciali anche per le tecnologie militari statunitensi. Basti pensare che un caccia F-35 incorpora oltre 400 chilogrammi di terre rare, un cacciatorpediniere DDG-51 ne richiede circa 2.400 chilogrammi e un sottomarino classe Virginia fino a 4.200 chilogrammi.
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