Solo l’estinzione del genere umano potrà salvare il pianeta dalla distruzione? La questione è controversa, anche senza prendere in considerazione l’estinzione quanto piuttosto un calo demografico.
Infatti, il nostro mondo sta attraversando una profonda trasformazione demografica, secondo un trend di costante crescita che sta però mostrando segni di rallentamento e, in molte regioni, addirittura di inversione. Secondo uno studio pubblicato su The Conversation, la popolazione globale potrebbe raggiungere il picco molto prima del previsto, superando i 10 miliardi nel 2060. Poi, inizierebbe a calare.
Tutte le implicazioni del futuro declino demografico sul nostro pianeta
Naturalmente, questo fenomeno, il declino demografico, ha implicazioni di vasta portata, che toccano l’economia, la società e l’ambiente.
Le ragioni alla base di questo cambiamento sono molteplici e interconnesse. L’emancipazione femminile, con le donne che sempre più spesso scelgono di posticipare la maternità o di avere meno figli per dedicarsi alla carriera e alla realizzazione personale, è una delle cause principali. A questo si aggiunge un generale cambiamento degli stili di vita, con un crescente individualismo e una ridefinizione dei ruoli familiari. Le incertezze economiche, le difficoltà a conciliare lavoro e famiglia e la crescente urbanizzazione contribuiscono ulteriormente a ridurre i desideri di genitorialità.
Sul piano economico, il declino demografico può portare a una riduzione della forza lavoro, a una diminuzione della domanda di beni e servizi e ad un aumento della pressione sui sistemi pensionistici. A livello sociale, l’invecchiamento della popolazione può comportare un cambiamento delle dinamiche familiari e sociali e ad una carenza di manodopera in alcuni settori. Inoltre, la diminuzione del numero di giovani può avere un impatto negativo sulla vitalità e sulla dinamica delle società.
Le implicazioni ambientali sono altrettanto significative. Da un lato, un calo della popolazione potrebbe ridurre la pressione sulle risorse naturali. Dall’altro, l’invecchiamento della popolazione e il cambiamento dei modelli di consumo potrebbero comportare nuovi impatti ambientali. Inoltre, il cambiamento climatico e i disastri naturali potrebbero innescare migrazioni di massa, complicando ulteriormente la situazione.
L’enorme disparità nell’uso delle risorse
Poi c’è l’enorme disparità nell’uso delle risorse. Chi vive negli Stati Uniti o in Australia ha un’impronta di carbonio che è quasi il doppio di quella di chi vive in Cina. I paesi più ricchi consumano di più. Quindi, man mano che più paesi diventano più ricchi ma con meno bambini, è probabile che una parte maggiore della popolazione mondiale diventerà un grande emettitore di CO2. A meno che, ovviamente, non separiamo la crescita economica da maggiori emissioni e altri costi ambientali, come molti paesi stanno tentando di fare, ma molto lentamente.
In estrema sintesi, è possibile che un calo della popolazione mondiale possa ridurre i consumi complessivi e ridurre la pressione sull’ambiente naturale, ma non è certo. Il dubbio è che la diminuzione della popolazione possa non essere sufficiente a ridurre la pressione sull’ambiente della Terra, a meno che non riduciamo anche le emissioni e cambiamo i modelli di consumo dei paesi sviluppati.
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