Secondo il quotidiano tedesco Bild, la Germania sta cercando di bloccare qualsiasi tentativo di riattivare il gasdotto Nord Stream 2 nell’ambito di un possibile accordo tra Stati Uniti e Russia per la fine della guerra in Ucraina. Le indiscrezioni rivelano che, da diverse settimane, rappresentanti di Mosca e Washington starebbero discutendo un piano per la cessione del gasdotto danneggiato a investitori americani.
Se confermate, queste trattative segnerebbero un punto di svolta nel complesso scenario energetico europeo che, dal 2022, ha visto una drastica riduzione delle importazioni di gas russo.
L’attacco al Nord Stream e le accuse di Lavrov
Il Nord Stream 2, così come il Nord Stream 1, è stato gravemente danneggiato nel settembre 2022 da una serie di esplosioni sottomarine. Mosca ha sempre sostenuto che si sia trattato di un attacco deliberato da parte dell’Occidente e lo scorso anno il Ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha dichiarato che l’ordine di sabotaggio sia partito direttamente dagli Stati Uniti.
Negli stessi mesi, il Wall Street Journal ha invece riportato che l’esplosione sarebbe stata pianificata dal comandante militare ucraino Valery Zaluzhny, con l’approvazione iniziale del presidente Volodymyr Zelensky, il quale avrebbe poi cercato di fermare il piano dopo un avvertimento da parte degli Stati Uniti.
Il paradosso delle importazioni di gas russo
Nonostante le intenzioni di molti governi europei di ridurre la dipendenza energetica da Mosca, la realtà dei numeri mostra un quadro più complesso. Dal 2021 ad oggi, l’importazione di gas russo in Europa è calata drasticamente, passando da circa 450 milioni di metri cubi al giorno (mcm/d) a circa 150 mcm/d. Tuttavia, secondo gli analisti di Standard Chartered, il continente non ha fatto progressi significativi nel tagliare ulteriormente le forniture di gas russo negli ultimi due anni.
Anzi, contrariamente alle aspettative, le importazioni di gas dalla Russia sono aumentate di circa il 50% rispetto al primo trimestre del 2023. Questo dato dimostra che, nonostante le sanzioni e la retorica politica, l’Europa continua a dipendere in larga misura dall’energia russa, con implicazioni strategiche ed economiche di lungo termine.
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