Il brusco aumento del prezzo dell’alluminio nel corso del mese di agosto ha colto molti di sorpresa.
Erano mesi che i prezzi si muovevano lateralmente, senza grossi scossoni. Anche se sul mercato si erano diffuse le voci che la Cina intendeva chiudere alcuni smelters non in regola con i permessi e con le nuove approvazioni ambientali richieste, molti erano scettici sul fatto che tali riduzioni della produzione sarebbero state davvero perseguite.
Nel passato, i tentativi per ridurre la capacità di produzione in eccesso dell’industria manifatturiera cinese erano stati boicottati dalle amministrazioni locali, più preoccupate di mantenere alti i livelli di occupazione e le entrate fiscali.
Ma questa volta le cose si sono messe diversamente. Lo si è capito chiaramente quando China Hongqiao, il più grande produttore di alluminio del mondo, ha confermato che avrebbe tagliato la sua capacità annua di 2,68 milioni di tonnellate, corrispondente a circa il 30% della sua produzione.
Nel frattempo, le restrizioni imposte a luglio allo Shanghai Futures Exchange (SHFE) circa i margini dei futures sul ferro e sull’acciaio hanno tagliato fuori molti speculatori che si sono messi alla ricerca di nuove prede. Proprio mentre si diffondevano le preoccupazioni riguardanti l’offerta di alluminio.
La speculazione si è così rapidamente riversata sull’alluminio e i prezzi al SHFE hanno raggiunto i livelli più alti degli ultimi 6 anni.
Paradossalmente, più Pechino prosegue nella politica di chiudere gli impianti non in regola e, di conseguenza, i prezzi salgono, maggiore è l’interesse delle aziende che possono operare regolarmente ad utilizzate il 100% della propria capacità. Di conseguenza, la produzione non è mai stata così alta, con gran parte del metallo in eccedenza che finisce in magazzino.
Citigroup stima che la capacità produttiva di alluminio in Cina sia arrivata a 4 milioni di tonnellate all’anno, il 10% in più della produzione totale del 2016.
Secondo JP Morgan i prezzi aumenteranno di altri 100 dollari a tonnellata nel quarto trimestre, nonostante le scorte di alluminio in Cina siano più che quadruplicate nel corso di quest’anno.
L’aumento dei prezzi è stato senza dubbio esacerbato dall’attività speculativa, con aumenti del 27% a Shanghai e del 23% al London Metal Exchange (LME) ma, anche se la domanda di metallo è in aumento, l’offerta sembra adeguata, anche grazie ai considerevoli livelli di scorte. Perciò, la paura di una carenza negli approvvigionamenti è soltanto nelle illusioni degli speculatori che, naturalmente, sperano di cavalcare queste paure il più a lungo possibile.
Le quotazioni (25 agosto) dell’alluminio a 3 mesi al LME sono di 2.099 dollari per tonnellata.
METALLIRARI.COM © SOME RIGHTS RESERVED