Dopo l’incontro tra il presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy e il presidente statunitense Donald Trump per firmare un accordo sui minerali tra i due paesi, si è scatenato un grande fragore mediatico per lo scontro verbale tra i due presidenti.
Di conseguenza, quasi tutti hanno perso di vista l’obbiettivo dell’incontro e, cioè, un’intesa sulle risorse minerarie dell’Ucraina. In teoria si tratta di un business incentrato sulle terre rare, anche se nessuno si era reso conto che l’Ucraina non ha quasi nessuno dei 17 metalli che rientrano nella categoria delle terre rare. Tanto è vero che, come riporta Reuters, la bozza del testo sul proposto Fondo di investimento per la ricostruzione fa semplicemente riferimento a “giacimenti di minerali, idrocarburi, petrolio e gas“.
Cosa si nasconde sotto la superficie dell’Ucraina?
Il punto centrale della questione, che a molti sfugge, è che la vera sfida sta nell’estrazione e nella lavorazione delle risorse. Trovare giacimenti minerali è la parte più semplice, ma estrarli e trasformarli in metalli utilizzabili è un processo ben più complesso.
L’accordo che doveva stipulare l’Ucraina con gli Stati Uniti rappresenta un segnale inequivocabile che, dopo un secolo dominato dalla politica petrolifera, il mondo sta entrando in una nuova era di politica metallurgica. Tuttavia, la portata delle risorse ucraine resta in gran parte sconosciuta. Lo US Geological Survey (USGS) non include il paese tra i principali produttori o detentori di riserve di terre rare e i pochi giacimenti noti risalgono ancora ai tempi dell’Unione Sovietica.
Ricchezze molto difficili da sfruttare
Dal punto di vista minerario, l’Ucraina non dispone di dati aggiornati sulla dimensione e sulla composizione delle proprie risorse, né è chiaro se queste possano essere considerate riserve economicamente sfruttabili. Accanto alle terre rare, il paese possiede riserve confermate di titanio e litio, due metalli fondamentali per le moderne tecnologie. Tuttavia, l’estrazione è complicata dalla scarsità di infrastrutture ed energia, conseguenze dirette di tre anni di conflitto.
Anche ipotizzando che i giacimenti possano essere sfruttati in modo redditizio, resta il nodo cruciale della trasformazione delle materie prime in metalli commerciabili. Qui entra in gioco la Cina, leader indiscusso nel settore: la sua supremazia non è dovuta alle riserve minerarie, ma al dominio delle tecnologie di lavorazione intermedie, il vero collo di bottiglia delle filiere produttive globali.
Le nuove regole del gioco
La crescente importanza delle risorse minerarie non è una mera questione industriale, ma una vera e propria rivoluzione. Se un telefono fisso del XX secolo aveva bisogno solo di rame, un moderno smartphone richiede un assortimento di materiali ben più ampio: alluminio, cobalto, oro, litio, stagno, tungsteno e terre rare. Lo stesso vale per le tecnologie avanzate, come i caccia Stealth F-35, che impiegano combinazioni sempre più sofisticate di metalli, avvicinando la metallurgia moderna alla chimica inorganica.
Un esempio emblematico è la batteria agli ioni di litio, che ha rivoluzionato il settore della mobilità elettrica. La prima batteria commerciale di questo tipo è stata introdotta solo nel 1991, ma da allora la tecnologia è evoluta rapidamente, spingendo l’Occidente a correre ai ripari per assicurarsi una catena di approvvigionamento indipendente.
La diplomazia dei metalli
I metalli critici sono ormai una valuta geopolitica. Donald Trump, durante la sua presidenza, ha dichiarato i minerali strategici un’emergenza nazionale e ha tentato di accaparrarsi risorse anche in Groenlandia. Nel frattempo, Vladimir Putin ha rilanciato, evidenziando le vaste riserve russe di terre rare e offrendo alluminio primario e metalli rari agli Stati Uniti in un gioco diplomatico dalle forti implicazioni economiche.
Un caso simile a quello ucraino è rappresentato dalla Repubblica Democratica del Congo, che ha proposto un accordo per ottenere assistenza occidentale in cambio di forniture di cobalto, essenziale per la produzione di batterie.
Questa è la nuova era della diplomazia dei metalli. Nei prossimi anni, sempre più elementi della tavola periodica diventeranno protagonisti delle strategie globali, anche se già oggi li utilizziamo quotidianamente senza rendercene conto.
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