Si ferma la produzione di acciaio di ArcelorMittal in Ucraina

ArcelorMittal Kryvyi Rih ha sospeso la produzione di acciaio e di laminati a seguito dell’impossibilità di avere approvvigionamenti energetici sufficienti.

ArcelorMittal Kryvyi Rih ha deciso di sospendere la produzione di acciaio e di laminati fino a quando la situazione energetica in Ucraina non si stabilizzerà.

L’azienda rappresenta la più grande impresa mineraria e metallurgica del paese e, nonostante abbia cercato di limitare drasticamente il consumo di elettricità dopo i recenti attacchi missilistici russi alle infrastrutture critiche, ha deciso di gettare la spugna.

Acquistato nel 2005 da Mittal Steel, lo stabilimento è un importante produttore di acciaio a livello mondiale, specializzato nella produzione di profilati, angolari, nastri e billette. La produzione totale ante-guerra era di oltre 6 tonnellate di acciaio grezzo, 5 tonnellate di laminati e 5,5 tonnellate di HMGF (Hot Metal Gas Forming).

Oltre il 40% delle infrastrutture energetiche ucraine sono praticamente distrutte

Dopo gli attacchi missilistici delle truppe russe alle infrastrutture energetiche dell’Ucraina durante lo scorso mese, circa il 40% di queste sono attualmente gravemente danneggiate. Ma un altro bombardamento, quello del 23 novembre, ha peggiorato ulteriormente la situazione.

Ad oggi, anche volendo mantenere la produzione al 20% della capacità, ArcelorMittal Kryvyi Rih non ha quantità di energia elettrica sufficienti, nonostante l’acciaieria avesse in funzione un solo altoforno con una produzione di 100.000 tonnellate di prodotti al mese.

Sull’orlo della chiusura totale

Secondo GMK Center, al momento rimangono in funzione solo le batterie di coke numero-5 e numero-6, in un contesto che vede il consumo di elettricità dello stabilimento ridotto di tre volte rispetto al periodo prebellico. Normalmente l’impianto consumava 400 MWh, mentre ora consuma soltanto 120 MWh.

Come ha detto al Financial Times l’Amministratore Delegato (Mauro Longobardo), lo stabilimento è sull’orlo della chiusura totale anche a causa del blocco dei porti ucraini e dei bassi prezzi dell’acciaio. A questo si aggiunge il fatto che l’esportazione di acciaio via terra verso i paesi europei non è per nulla redditizia.

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