La Cina ha annunciato nuove e severe restrizioni sulle esportazioni di terre rare e tecnologie di raffinazione, ampliando i controlli già introdotti ad aprile.
Il Ministero del Commercio cinese ha aggiunto cinque nuovi elementi all’elenco delle materie soggette a licenza (olmio, erbio, tulio, europio e itterbio) e imposto l’obbligo per le aziende straniere di ottenere un’autorizzazione se utilizzano materiali o attrezzature cinesi, anche fuori dal paese. Le norme, in vigore dall’8 novembre e dal 1° dicembre, colpiranno in particolare i settori dei semiconduttori e della difesa: non saranno concesse licenze agli utilizzatori militari esteri, mentre quelle per chip avanzati saranno valutate caso per caso.
Le misure arrivano poco prima del vertice tra Trump e Xi in Corea del Sud e sono viste come una mossa strategica per rafforzare il controllo di Pechino sulle catene di approvvigionamento globali. Gli Stati Uniti e i loro alleati, nel frattempo, accelerano la costruzione di filiere alternative. La Cina, che raffina oltre il 90% delle terre rare mondiali, sostiene che le nuove regole avranno un impatto limitato e prevede facilitazioni per le licenze.
I mercati hanno reagito positivamente: le azioni dei principali produttori cinesi e statunitensi di terre rare hanno registrato forti rialzi.
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