La nuova tassa CBAM premierà alluminio e acciaio da rottami

L’imminente “carbon border tax” della UE renderà meno competitivi l’alluminio primario importato ad alta intensità di emissioni e l’acciaio prodotto in altoforno.

L’imminente carbon border tax (CBAM) nell’Unione Europea, avrà impatti significativi sia nel comparto dell’alluminio che in quello dell’acciaio. In poche parole, renderà meno competitivi l’alluminio primario importato (se ad alta intensità di emissioni) e l’acciaio prodotto in altoforno.

La CBAM integrerà il sistema europeo di scambio di quote di emissione (ETS) per raggiungere l’obbiettivo Fit for 55, cioè ridurre le emissioni di carbonio del 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 e raggiungere infine lo zero netto entro il 2050.

La nuova tassa colpirà anche le importazioni di ferro, acciaio e alluminio

Come emerge da un’approfondita analisi della banca olandese ING, i produttori globali di metalli interessati al mercato europeo si vedranno costretti ad accelerare gli sforzi per ridurre la loro impronta di carbonio. Infatti, le merci importate nella UE saranno soggette ad un prelievo doganale basato su quanto hanno inquinato per essere prodotte (l’impronta di carbonio). La nuova tassa verrà introdotta gradualmente (dal 2026 al 2034) e riguarderà inizialmente sei tipi di materiali: cemento, ferro e acciaio, alluminio, fertilizzanti, elettricità e idrogeno.

Come accennato, il nuovo regime stravolgerà le importazioni di alluminio. Mentre Norvegia e Islanda, importanti fornitori di metallo per la UE, non saranno soggetti a CBAM, lo stesso discorso non vale per altri paesi da cui arrivano quantità significative di alluminio come Russia, Turchia, Cina, Emirati Arabi Uniti e India.

India e Cina potrebbero trovarsi in fuori-gioco

Per esempio, in India l’alluminio primario viene prodotto usando in gran parte energia proveniente dal carbone, cosa che colloca il paese ad avere la più alta intensità di emissioni a livello globale. Quindi, secondo ING, il costo aggiuntivo per l’alluminio indiano importato nella UE dopo l’avvio del CBAM potrebbe essere almeno del 40% più elevato.

Per quanto riguarda il settore siderurgico, sarà la produzione di acciaio con forno elettrico ad arco (EAF) alimentato da rottame a fare una grossa differenza tra paesi che potranno importare acciaio nella UE e quelli che di fatto non potranno farlo per i grossi oneri che il CMBA comporta per chi produce non usando il rottame.

Come noto, le emissioni dirette di un forno a ossigeno basico (BOF) sono significativamente più elevate di quelle dei forni elettrici ad arco che utilizzano i rottami come materia prima. L’intensità delle emissioni globali tramite il processo BOF, che costituisce circa il 71% della produzione globale, è in media di 2,23 tonnellate di CO2 per tonnellata di acciaio grezzo prodotto, mentre l’intensità delle emissioni tramite il percorso EAF è in media di 0,67 tonnellate.

Ci saranno abbastanza rottami per tutti?

Anche la Cina si troverà in difficoltà a vendere acciaio sul mercato europeo se non aumenterà la produzione EAF e non aumenterà il suo tasso di riciclo, ancora ben al di sotto della media globale. Perciò, è assai probabile che negli anni a venire i produttori cinesi cercheranno di utilizzare sempre più rottami nei loro forni.

Ma se questo è lo scenario globale che ci attende, la domanda delle domande è “dove e come trovare tutti i rottami che serviranno?

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