La maledizione del Diamante Hope

Uno dei diamanti più belli e preziosi del mondo ha origini sacre. Secondo la leggenda, la sua profanazione ha scatenato una maledizione che ha perseguitato chiunque lo ha posseduto.

La storia del Diamante Hope ha inizio intorno al 1600, anche se le sue origini esatte, così come quelle della maledizione che lo accompagna, rimangono oscure.

Quello che sappiamo per certo è che fu acquistato in India da un mercante di gemme francese, Jean-Baptiste Tavernier, nel 1660. Probabilmente, era stato estratto dalla miniera di Kollur, nel distretto di Gunter, nell’Andhra Pradesh, e poi incastonato su una statua di Sita, la dea moglie di Rama, che era il settimo Avatar di Vishnu. Ma qualcuno strappò il diamante dalla statua per venderlo, scatenando quella che diventò la maledizione del Diamante Hope.

Una pietra sbalorditiva da 115 carati

Quando Tavernier tornò a Parigi con questa pietra sbalorditiva da 115 carati decise di venderla al re Luigi XIV che la fece tagliare in numerose gemme, la più grande delle quali da 67 carati e ribattezzata come il Diamante Blu della Corona di Francia o, semplicemente, il “Blu Francese“. Il pronipote di Luigi XIV, il re Luigi XV, fece apporre il diamante su un bellissimo ciondolo che, nel corso degli anni, divenne proprietà di Luigi XVI e si pensa sia stato indossata da sua moglie Maria Antonietta.

Luigi XVI e Maria Antonietta, in seguito alla Rivoluzione Francese, furono ghigliottinati nel 1793. Venne loro reciso il collo da cui un tempo pendeva ilBlu Francese. Negli eventi drammatici di quei giorni, la pietra venne rubata e se ne persero le tracce per anni.

Problemi finanziari e iella perseguitano i proprietari

Soltanto nel 1812 un commerciante di diamanti londinese, Daniel Eliason, descrisse una pietra blu di 45,54 carati, che risultò essere un taglio grossolano del Diamante Blu della Corona di Francia. Si pensa che possa essere entrato a far parte delle proprietà di Giorgio IV, anche se non esistono registrazioni ufficiali a comprova. Tuttavia, è certo che un banchiere londinese, Thomas Hope, acquistò il diamante per una cifra compresa tra i 65.000 e i 90.000 dollari e, da allora, la gemma divenne nota come il Diamante Hope.

Quando Thomas Hope morì nel 1839, i suoi eredi combatterono una lunga battaglia legale per la pietra. Henry Thomas Hope, suo nipote, alla fine lo ereditò e lo espose alla Grande Esposizione di Londra nel 1851 e all’Exposition Universelle di Parigi nel 1855. Sua moglie Anne Adele ereditò la gemma quando Hope morì nel 1862. Successivamente, la pietra rimbalzò tra nuovi proprietari per molti altri decenni, molti dei quali ebbero grossi problemi finanziari che li costrinsero a vendere il diamante per coprire i debiti. È in questo periodo che un gran numero di persone si convincono della maledizione del Diamante Hope.

La maledizione del diamante fece vacillare anche il regno ottomano

All’inizio del 1900, Simon Frankel, un famoso commerciante di diamanti, acquistò il diamante maledetto, ma i suoi affari di caddero in disgrazia, tanto che lo soprannominò “diamante hoodoo“. Riuscì a venderlo al sultano ottomano Abdulhamid, che a sua volta incontrò problemi finanziari e il suo regno vacillò, costringendolo a vendere la pietra.

Fu poi Pierre Cartier, nome decisamente celebre nel settore della gioielleria, ad acquistarlo e poi a rivenderlo a Evalyn Walsh McLean, ricca donna dell’alta società americana, da lì in poi perseguitata dalla sfortuna. Perse due figli ancora giovani mentre il marito venne ricoverato in manicomio a soli 40 anni e il diamante Hope dovette essere venduto alla sua morte per coprire i debiti accumulati.

A quel punto fu Harry Winston, un commerciante di diamanti di New York, ad acquistarlo e, nel 1958, a donarlo allo Smithsonian, il famoso museo statunitense dove oggi è visibile al pubblico… almeno a tutti coloro che non credono alle maledizioni.

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