Crescono rapidamente i prezzi dei rottami ferrosi in tutta Europa

Ad aprile, le conseguenze del conflitto tra Russia e Ucraina si sono fatte sentire sui prezzi dei rottami ferrosi, nonostante i tentativi delle acciaierie di contenere questi ulteriori aumenti.

Ovviamente, la crisi Russia-Ucraina ha travolto anche il mercato dei rottami.

Nel caso dei rottami ferrosi, stiamo assistendo in tutta Europa ad un rapido aumento dei prezzi, visto che le acciaierie li hanno dovuti aumentare per adeguarsi alle nuove condizioni di mercato. La carenza di forniture di materie prime chiave per l’acciaio provenienti dalla regione del Mar Nero, hanno provocato uno sconquasso sia sui rottami che sui prodotti siderurgici, particolarmente acuto nel corso di questo mese.

Incrementi di 45-70 euro a tonnellata, mese su mese

A grandi linee, i nuovi contratti per i rottami ferrosi di aprile sono stati chiusi con incrementi di 45-70 euro per tonnellata mese su mese, con piccole variazioni a seconda del paese e della tipologia di rottame.

Paradossalmente, la domanda è rallentata perché nessuno vuole correre il rischio di avere nei magazzini materiale così costoso. Tuttavia, c’è la sensazione che questi livelli di prezzo non si abbasseranno tanto presto e, quando lo faranno, è probabile che non crolleranno, ma scenderanno gradualmente.

Nel caso delle acciaierie italiane, non va dimenticato che sono state costrette a lavorare con un utilizzo inferiore della propria capacità produttiva. Infatti, gli elevati costi delle materie prime e dell’energia non permettevano di mantenere i margini reddituali. Ciò ha portato ad una certo ritardo nell’adeguare i prezzi, con il rischio di spingere i commercianti italiani di rottami verso gli utilizzatori dell’Europa del Nord.

Il pessimismo comincia a farsi strada

Se poi allarghiamo lo sguardo al trimestre appena concluso, tutte le aziende del settore hanno subito aumenti di costi e carenza di materiali, con un peggioramento delle performances economiche.

Inoltre, hanno pesato significativamente anche i ritardi nelle catene di approvvigionamento che, insieme a tutti gli altri fattori, hanno contribuito ad un certo pessimismo. Per esempio, per la prima volta in 15 mesi, le aziende edili dell’eurozona si sono dette pessimiste circa le prospettive per il prossimo anno.

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