I terroristi della FARC tra i fornitori di Ferrari, BMW e Apple

La forte domanda di tungsteno contribuisce a rendere prospera l’attività illegale mineraria dei combattenti armati colombiani (FARC).

BMW, Volkswagen, Porsche, FerrariSamsung e Apple sono alcune tra le aziende che hanno acquistato tungsteno dal più importante gruppo terroristico colombiano, le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC), come ha riportato Bloomberg.

I ribelli armati della FARC vorrebbero imporre uno stato comunista in stile cubano, espropriando i proprietari terrieri e i possedimenti dei privati. Hanno intrapreso la strada della guerra civile, che dura da 50 anni, finanziandosi con il traffico di cocaina, le estorsioni, i sequestri di persona e le attività minerarie. La guerra ha fino ad oggi ucciso 257.000 persone e, secondo le Nazioni Unite, ha prodotto 3,7 milioni di sfollati.

La FARC, fondata nel 1964, è una delle organizzazioni di guerriglieri che sopravvive da più tempo al mondo. Nei primi anni 2000, ha preso il controllo di molti territori nelle Ande, giungle e pianure centrali della Colombia. Nel 2002, un gruppo della FARC ha colpito con una bomba lanciata da un mortaio il palazzo presidenziale a Bogotà dove Alvaro Uribe stava prestando giuramento come presidente della Colombia. Nell’attacco sono state uccise almeno 14 persone.

Gli indiani dell’Amazzonia, che abitano la regione lungo i confini tra Venezuela e Brasile, esplorano da anni la foresta pluviale alla ricerca di rocce preziose che contengono tantalio e tungsteno, entrambi metalli rari utilizzati per la produzione di smartphone e telefoni cellulari. Gli indiani effettuano gli scavi e poi affidano i loro ritrovamenti alla FARC, che li piazza sul mercato. L’esercito dei ribelli colombiani, usa poi il denaro ricavato dalla vendita dei metalli per finanziare una delle più annose e sanguinose guerriglie del mondo.

Comprando un chilo di tungsteno per 10 dollari dai minatori indiani e rivendendolo sul mercato internazionale a 40 dollari, i guerriglieri realizzano un buon profitto

Comprando un chilo di minerale di tungsteno per circa 20.000 pesos colombiani (circa 10 dollari) dai minatori indiani e rivendendolo sul mercato internazionale a 40 dollari, i guerriglieri realizzano un buon profitto.

La forte domanda mondiale di tungsteno contribuisce ad allargare questo fenomeno a macchia d’olio. Il tungsteno è un metallo durissimo, resistente al calore e impiegato all’interno di alcune tra le autovetture più popolari del mondo. Ma è anche usato per gli schermi dei computer, i telefoni, i tablet, i televisori e in molti circuiti a semiconduttori.

L’appetito di tungsteno del mondo è così forte che, nonostante gli sforzi di molte aziende e governi di arginare le forniture di minerali che finanziano conflitti e guerre civili, tutti i minerali e i metalli estratti illegalmente trovano sempre molti acquirenti in tutto il mondo.

Ma la FARC, oltre a comprare minerali dagli indiani dell’Amazzonia, gestisce una propria miniera colombiana di tungsteno nota come Cerro Tigre, o Tiger HillTiger Hill è una miniera che si erge sopra la foresta pluviale, in una zona totalmente controllata dai guerriglieri a più di 220 km dalla più vicina città o stazione di polizia. La miniera da lavoro a centinaia di persone.

In questi giorni, il governo colombiano sta preparando e organizzando un’operazione militare per espugnare e chiudere la miniera di tungsteno gestita illegalmente dal gruppo terroristico. L’operazione si preannuncia tutt’altro che semplice, poichè il territorio in cui la miniera si trova è completamente sotto il controllo dei guerriglieri e il complesso minerario è presidiato da truppe d’elite della FARC, composte da almeno 170 specialisti di guerriglia.

Sembra che l’operazione per lo smantellamento delle miniere illegali delle FARC siano una conseguenza della decisione dell’Unione Europea di imporre leggi severe per evitare che le imprese possano acquistare oro e altri minerali che siano d’aiuto ai conflitti dei guerriglieri colombiani, che affliggono la Colombia ormai da decenni.

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