I 10 manager che guadagnano più di 6.000 dollari all’ora

I manager più pagati del mondo guadagnano cifre astronomiche e il loro successo li ha resi dei veri e propri guru nel mondo degli affari. Tanto maggiore è la loro celebrità quanto più alti saranno i loro prossimi stipendi.

Gli amministratori delegati che guadagnano più di 6.000 dollari all’ora sono più intelligenti o più istruiti o più lungimiranti di altre persone che guadagnano stipendi di gran lunga inferiori?

Probabilmente no, ma hanno una qualità che le persone comuni non hanno: riescono a far salire i prezzi dei valori azionari della società che dirigono con qualsiasi mezzo. Tutto qui? Proprio così, ma la cosa non è per nulla semplice e naturalmente comporta una buona esperienza e tanta fortuna.

Naturalmente. in un mondo che paga le stelle del cinema e dello sport molto di più di chi, per esempio, governa un paese o salva la vita alle persone, è gioco forza che gli stipendi più alti per un manager siano riservati a quelli di loro che sono più visibili. Più visibilità ha un manager e maggiori saranno premi e stipendio, proprio come le star del cinema.

La graduatoria dei manager d’oro del 2014 è la seguente:

  1. Howard Schultz, CEO di Starbucks: 9.600 dollari all’ora
  2. Donald Thompson, CEO di McDonald’s: 9.200 dollari all’ora
  3. Glenn K. Murphy, CEO di Gap: 8.200 dollari all’ora
  4. Richard Dreiling, CEO di Dollar General: 7.700 dollari all’ora
  5. Ralph de la Vega, CEO di AT&T Mobility: 7.400 dollari all’ora
  6. Carol Meyrowitz, CEO di TJ Maxx: 7.200 dollari all’ora
  7. Doug McMillon, CEO di Walmart: 6.900 dollari all’ora
  8. Gregg Steinhafel, CEO di Target: 6.800 dollari all’ora
  9. Larry Menlo, CEO di CVS–Caremark: 6.700 dollari all’ora
  10. Hubert Joly, CEO di Best Buy: 6.500 dollari all’ora

Il primo posto della classifica è occupato da Howard Schultzche non è soltanto il CEO di Starbucks, la celebre catena di caffè presente in tutto il mondo, ma è anche l’ideatore del business della società. Infatti nel 1985, durante un viaggio in Italia, comprese che i caffè non erano soltanto delle bevande, ma facevano parte della cultura sociale del paese. Replicò la stessa cosa, adattandola alla cultura americana, e portò l’azienda ad un successo su scala mondiale.

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