È l’inizio della fine per le Sette Sorelle?

Il destino delle grandi multinazionali del petrolio è segnato? La fine dei grandi progetti di estrazione condannerà all’estinzione anche le Sette Sorelle?

La vecchia e infinita storia dell’esaurimento delle risorse petrolifere del pianeta, sembra tornato d’attualità, ma con sfumature molto diverse rispetto alle teorie più catastrofiche.

Un rapporto della Tudor, Pickering, Holt, and Company, un nome sconosciuto per qualcuno ma che rappresenta una delle più importanti banche d’investimento nel settore energetico, dice che questo è il principio della fine per le grandi scoperte di petrolio greggio nel mondo.

Investimenti pericolosamente in discesa

Tudor, Pickering, Holt, and Company prevede che gli investimenti su scala globale in energia scenderanno a 25 miliardi di dollari nel 2016. Soltanto pochi anni fa erano intorno ai 50 miliardi.

Meno investimenti significa meno probabilità di trovare nuovi giacimenti. Questo atteggiamento di rinuncia potrebbe costituire una svolta storica del mercato petrolifero e una bomba ad orologeria per le cosiddette Sette Sorelle, le potenti multinazionali del petrolio.

Un indice significativo del disinteresse verso lo sviluppo di nuovi giacimenti è l’andamento delle aste internazionali per le nuove esplorazioni petrolifere. Quest’anno le aste svoltesi in Messico, Stati Uniti e Brasile per nuovi promettenti giacimenti di petrolio sono passate nel totale disinteresse delle multinazionali del settore. Una di queste, a cui inizialmente si erano iscritte la Royal Dutch Shell, la Total, la Statoil, la ExxonMobil e la BP, è andata addirittura deserta.

Un altro fattore che spinge a credere in un trend discendente dell’offerta petrolifera, è il declino naturale dei giacimenti petroliferi esistenti. La produzione si riduce mediamente del 5% all’anno, con tassi di declino differenti a seconda del sito petrolifero.

Tanto, troppo petrolio e gas di scisto

All’opposto, l’abbondante disponibilità di risorse di scisto (shale oil e shale gas) potrebbe fornire nuove fonti di approvvigionamento qualora servissero. Infatti, non appena i prezzi del petrolio salgono, partono nuovi progetti per l’estrazione di shale oil, con tempi molto veloci rispetto a quelli necessari per avviare l’estrazione di idrocarburi tradizionali.

Risorse, quelle che provengono dalla produzione di scisto, che sono accessibili a centinaia di piccole aziende, poiché non richiedono investimenti e tecnologie così grandi come invece servono, per esempio, per una perforazione in mare aperto. In altre parole, le multinazionali del petrolio, che hanno prosperato in tutti questi decenni, si trovano di fronte ad un futuro assai incerto.

I mega-progetti sono ormai fuori moda a causa degli enormi costi, qualche volta fuori controllo. Inoltre, i bassi livelli dei prezzi del petrolio stanno mettendo sotto pressione i big del petrolio.

Se i prezzi del petrolio rimarranno bassi, le Sette Sorelle saranno costrette a rivedere le loro politiche di dividendo, abbassando i profitti per gli azionisti e condannando i titoli aziendali a sprofondare verso il basso.

Al momento, nessuno è in grado di fornire qualche buona opzione per uscire da un tunnel negativo la cui fine potrebbe essere drammatica per gli ex-padroni del petrolio del pianeta.

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