Il prezzi del rame stanno calando pesantemente. Per la quinta settimana consecutiva le quotazioni sprofondano e raggiungono i 7.370 dollari a tonnellata (contratto cash LME del 12 luglio). Considerando che a inizio marzo si erano quasi toccati gli 11.000 dollari, non ci sono dubbi in quale direzione si sia incamminato il mercato.
In Cina tutto va storto
I mercati sono scossi dalla nuova ondata di COVID-19 a Shanghai e nel resto paese, oltre che dal mancato pagamento delle obbligazioni di altre società immobiliari cinesi (che si aggiungono al quasi collasso di Evergrande). È proprio il settore immobiliare fonte di grandi preoccupazioni per l’enorme impatto che ha sui mercati globali dei metalli.
A proposito di COVID-19, ha fatto scalpore la decisione presa a Macao (la Las Vegas asiatica) di chiudere tutti i suoi casinò per una settimana per l’aumento di casi di coronavirus.
La Cina è il principale consumatore di rame del mondo, rappresentando circa il 52% del consumo globale (circa 24 milioni di tonnellate). Ne consegue che, come dicono i traders, quando l’economia cinese starnutisce, il rame si ammala. Infatti, nelle ultime settimane la domanda di rame nel paese è stata sorprendentemente bassa, contagiando negativamente anche gli altri metalli industriali come il minerale di ferro e l’alluminio.
Ma non ci sono soltanto problemi sul fronte del mercato immobiliare e sul fronte sanitario. Anche la crisi energetica, che in Europa conosciamo tanto bene, sta facendo danni. L’aumento dei prezzi dell’energia e del gas dovuto alla guerra in corso tra Russia e Ucraina ha portato alla chiusura di numerose fonderie in Cina, a causa dei costi energetici insostenibili.
Di contro, a livello globale, l’offerta di rame è stata compensata dalla miniera di rame peruviana di Las Bambas, che è tornata a produrre normalmente dopo due mesi di chiusura a causa degli scioperi.
I pessimisti prevedono prezzi a 4.500 dollari
Naturalmente, a questo punto, tutti gli operatori si interrogano sulle prospettive dei prezzi del rame, anche perché, quando il metallo rosso scende, funziona abbastanza bene come indicatore di una recessione economica. La storia ci ha insegnato che in tempi di recessione il rame è uno dei metalli di base più colpiti e le sue quotazioni scendono violentemente e velocemente.
Secondo Bank of America i prezzi del rame potrebbero toccare circa 6.000 dollari per tonnellata nel prossimo futuro. Ma, nel caso in cui l’Europa si trovi ad affrontare una grave carenza di gas nei prossimi mesi, Bank of America crede che i prezzi scenderanno a circa 4.500 dollari per tonnellata, a seguito di altre fonderie che chiuderanno per l’aumento dei costi dell’energia.
La Banca Mondiale è un po’ meno pessimista e prevede prezzi del rame ad una media di circa 7.500 dollari nel 2022, ma ad una media annuale di circa 8.250 dollari nel 2035.
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