L’oro non attira investitori. Ma attenzione a cosa succederà in Cina

Nonostante i rialzi dell’ultima settimana, l’oro non convince ancora gli investitori che temono gli effetti depressivi di altri aumenti dei tassi d’interesse.

Il mese scorso è stato negativo per i prezzi dei metalli preziosi ma, con l’inizio di novembre, oro e argento, soprattutto quest’ultimo, si sono mossi al rialzo.

Tuttavia, gli analisti di Société Générale (ma non sono gli unici) avvertono che in questo clima di rendimenti più elevati, l’oro perde il suo fascino. Infatti, i metalli preziosi non generano interessi e quando gli investitori hanno alternative più remunerative vendono oro e comprano titoli di stato.

Ci saranno altri aumenti dei tassi d’interesse

Non va dimenticato che, prima dei rialzi dell’ultima settimana (oggi, 9 novembre, l’oro vale 1.710 dollari per oncia) il metallo giallo era crollato a 1.619 dollari. D’altronde, un’inflazione più elevata suggerisce che ci saranno ulteriori aumenti dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve americana (FED) e di altre banche centrali. Il timore di nuovi aumenti dei tassi non riguarda solo i prossimi mesi, ma anche il 2023.

Secondo Société Générale, l’unico fattore che nell’ultima settimana ha impedito una discesa dei prezzi dell’oro sono stati i dati americani circa il calo di fiducia da parte dei consumatori, oltre ad un leggero calo dei tassi reali statunitensi a 10 anni.

Occhi puntati sulla Cina e sulle sue politiche anti-COVID

Comunque, per avere qualche indicazione di come si muoveranno i prezzi del metallo giallo nel breve termine, non va perso di vista quello che sta accadendo in Cina, uno dei principali acquirenti mondiali di gioielli in oro. Se la Cina riaprirà davvero la sua economia archiviando la sua politica zero-Covid, il vento contrario dei tassi crescenti della FED potrebbe essere più che compensato dalla domanda cinese di lingotti d’oro.

Tuttavia, ad oggi, non ci sono ancora concreti segnali che il governo cinese voglia invertire la rotta nella sua lotta al COVID-19, mentre è certo che la politica monetaria aggressiva della FED proseguirà.

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