Quello che ancora non conoscete del petrolio, una commodity da 10 dollari

Perché la maggior parte del petrolio si trova nei deserti e nell’Artico? Perché nel lungo termine il greggio è destinato a scendere a 10 dollari al barile?

Il destino del petrolio è già scritto. Nel 2050 verrà scambiato a soli 10 dollari al barile.

Le previsioni sono di WoodMac, che ha recentemente pubblicato un rapporto sulle prospettive a lungo termine dell’oro nero in un mercato energetico dove le rinnovabili prenderanno il sopravvento. Tuttavia, almeno per un decennio o forse due, i combustibili fossili continueranno a essere la nostra principale fonte di energia.

La pentola a pressione che cucina il greggio

Insomma, per il breve termine gli occhi di chi si occupa di economia continueranno ad essere puntati sul petrolio. Interessante perciò capire meglio qualcosa che all’apparenza sembra strano. Perché la maggior parte del nostro petrolio si trova nei deserti e nelle aree artiche e così poco o niente altrove?

La tettonica delle placche è il miglior strumento che abbiamo per capire perché i deserti e le aree artiche detengono alcune delle più grandi riserve di idrocarburi sulla terra. È infatti la tettonica a placche che crea la “pentola a pressione” che fa maturare lentamente le sostanze organiche in petrolio e gas. Petrolio e gas vengono creati principalmente dal rapido seppellimento di microrganismi morti in ambienti con concentrazioni di ossigeno molto basse, che ostacolano la decomposizione.

In realtà, sul nostro pianeta troviamo grandi riserve di greggio anche nei delta dei fiumi e al largo dei margini continentali. I bacini oceanici di recente sviluppo, solitamente formati dalla tettonica a placche e dal rifting continentale, forniscono le giuste condizioni per un rapido seppellimento in acque anossiche. I fiumi tendono a riempire rapidamente questi bacini con sedimenti contenenti un’abbondanza di resti organici. Un buon esempio è il Golfo del Messico, una nuova formazione di petrolio e gas in un ambiente a circolazione ristretta.

Chi ha spinto tutto il petrolio nei deserti e nell’Artico?

È sempre la tettonica a placche, che fornisce luoghi e condizioni ideali per la sepoltura anossica, ad essere responsabile anche dei processi come la deriva dei continenti, la subduzione e la collisione con altri continenti che determinano i percorsi geologici che i bacini sedimentari di solito prendono, proprio ai poli e nei deserti. Ad esempio, l’Antartide ha vasti depositi di carbone e molto probabilmente abbondanti riserve di petrolio e gas.

Anche il deserto libico del Sahara ha inconfondibili cicatrici glaciali, il che dimostra che le sue placche erano un tempo alle altre estremità della Terra. Galleggiando rispetto all’acqua, gli idrocarburi si fanno strada verso la superficie (oppure lo fanno attraverso il rifting, collisioni tra masse continentali e altre forze tettoniche).

E il Medio Oriente? Quando si parla di Medio Oriente, la teoria più ampiamente accettata del motivo per cui la regione è così ricca di petrolio è che non è sempre stata un deserto. Gli scienziati ipotizzano che, circa 100 milioni di anni fa, l’area fosse un enorme specchio d’acqua noto come Oceano Tetide, alimentato da fiumi ricchi di sostanze nutritive. Mentre la terra nella moderna regione del Medio Oriente è gradualmente aumentata a causa dell’attività tettonica, l’Oceano Tetide si è ritirato, lasciandosi dietro il deserto sabbioso e asciutto del Medio Oriente.

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