Insieme con il dollaro americano, l’oro torna ad essere scelto dagli investitori come bene rifugio. Con i rendimenti dei buoni del tesoro statunitensi scesi ai minimi storici (1,45% sul decennale), l’oro ha ripreso a crescere. L’ascesa è cominciata a seguito dei dati deludenti sulla disoccupazione negli Stati Uniti. Molti analisti hanno interpretato i dati di mercato, come una ricerca degli investitori di sicurezza nel metallo giallo. Ma davvero l’oro, così come il dollaro, verrà considerato nei prossimi mesi un bene rifugio?
Durante tutta la settimana i mercati sono stati inondati da cattive notizie: la crisi della zona euro è in deterioramento, le banche spagnole stanno diventando sempre più rischiose e il piano per il salvataggio di Bankia è stato bocciato. I rapporti sui livelli di disoccupazione sono saliti all’11% nell‘Unione Europea e al 8,2% negli Stati Uniti. Tutte queste notizie hanno fatto salire i prezzi dell’oro a 1624 dollari, in crescita di 51 dollari in una sola settimana.
Qualcuno ha commentato che l’oro è salito per motivi tecnici, innescati da una reazione alle continue discese degli ultimi mesi. Ma c’è anche chi vede nella crescita del metallo giallo, il timore degli investitori per una politica monetaria che ricominci a stampare cartamoneta. Secondo Frank Holmes, a capo della US Global Investors, le probabilità che la FED (banca centrale americana), a seguito dei pessimi dati sullo stato dell’economia, adotti misure di stimolo per l’economia, sono in aumento.
In questo momento, a torto o a ragione, in materia di sicurezza, i titoli di stato americano sono considerati ancora più sicuri del metallo giallo. Ma l’attuale crisi del debito sovrano porterà inflazione monetaria, poiché per i banchieri centrali stampare moneta è la soluzione migliore a cui ricorrere. L’oro reagisce sempre crescendo quando si intravedono questi scenari e i mesi che ci aspettano potrebbero esserne la riprova.
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