Coronavirus infetta anche la catena delle forniture globali

Le aziende di tutto il mondo sono sempre più preoccupate di come l’epidemia di coronavirus sta influenzando le catene di approvvigionamento.

Per chi fa l’imprenditore, in questi giorni la preoccupazione è alle stelle.

Mentre cresce il bilancio delle vittime del coronavirus in Italia e nel resto del mondo, le aziende hanno grossi timori per come la malattia stia danneggiando le loro catene di approvvigionamento.

Alcuni paesi, nel tentativo di contenere l’epidemia, hanno imposto quarantene ai viaggiatori che arrivano dalla Cina, altri hanno sospeso i voli verso e da il paese asiatico.

La mancanza di pezzi cinesi blocca le fabbriche in mezzo mondo

Ma il ruolo chiave che la Cina ha acquisito nella catena delle forniture globali, complica enormemente le cose. La mancanza di pezzi per la chiusura delle fabbriche cinesi, ha costretto le case automobilistiche sudcoreane e cinesi ad annunciare la chiusura della produzione. Anche il produttore di aeroplani europeo Airbus ha deciso la chiusura di una fabbrica in Cina.

Poiché non è possibile realizzare un’autovettura se manca anche solo il 2% dei pezzi necessari, le fabbriche cinesi che ritardano la riapertura stanno facendo scricchiolare il settore automobilistico globale.

Un altro settore sta rischiando grosso per l’epidemia di coronavirus è l’elettronica. Nintendo ha annunciato che il virus ritarderà la sua nuova console per videogames. Foxconn, che assembla prodotti per Apple, Sony e HP, doveva riaprire il 10 febbraio ma è stata costretta a mettere in quarantena i lavoratori del suo gigantesco complesso industriale a Zhengzhou.

Gli operai non possono rientrare al lavoro per le restrizioni al transito

Wuhan, il centro dell’epidemia, è stato completamente isolato dal resto della Cina dopo l’inizio delle vacanze lunari. Il governo ha imposto severe restrizioni al transito in tutta la provincia di Hubei dopo che milioni di persone erano già partite per tornare ai loro villaggi di origine in altre province. La Cina ha più di 100 milioni di operai migranti che sono ora abbandonati nei loro villaggi di origine a causa dell’arresto dei trasporti.

Ma non è solo un problema delle fabbriche cinesi. Secondo la CNBC, gli effetti delle fabbriche chiuse o riaperte in ritardo si trascineranno sulla catena di fornitura di tutti per almeno sei mesi.

Per fortuna, le catene di fornitura cinesi erano già state ridotte. Infatti, a causa dell’aumento del costo del lavoro in Cina e dell’arrivo dell’automazione in altre aree del mondo, come l’Europa dell’Est, esistevano alternative più economiche. Inoltre, la guerra commerciale USA-Cina aveva accelerato lo spostamento di molte fabbriche fuori dalla Cina, a favore di altri paesi come il Vietnam.

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