O per la scarsa domanda o per la scarsa offerta, il mercato dell’alluminio ha davanti a sé mesi di travaglio.
Secondo gli analisti, la domanda rimarrà debole almeno per tutta la prima parte di quest’anno ma, non appena si dovesse riprendere (anche in forma modesta), i mercati si troveranno esposti alle conseguenze di carenze nella catena di approvvigionamento. La conseguenza sarà un rapido aumento dei prezzi e dei premi.
Nel primo trimestre la domanda repressa è stata inferiore alle aspettative
È certo che fino ad oggi la domanda repressa di alluminio sia stata assai inferiore alle aspettative e, nel primo trimestre di quest’anno, non c’è stato il decollo degli ordini che molti speravano. Tuttavia, questa delusione delle aspettative potrebbe essere una fortuna visto che non ha fatto ancora emergere le gravi carenze di offerta.
L’edilizia ha rallentato quasi ovunque in Europa anche a causa degli alti tassi di interesse, mentre la produzione di autoveicoli continua a diminuire nonostante la crescita della produzione di veicoli elettrici. Anche il settore del packaging sta traballando. Insomma il mercato è molto debole ed è difficile immaginare che in queste condizioni tutt’altro che positive, un leggero aumento della domanda possa mettere in crisi l’offerta. Ma questo, sembra proprio quello che ci aspetta nel secondo semestre dell’anno…
Grazie alla debole domanda possiamo fare a meno dell’alluminio russo… per il momento
Il conflitto in Ucraina e la guerra delle sanzioni dell’Occidente contro la Russia stanno provocando effetti sempre più negativi sul mercato dell’alluminio. Fino a poco tempo fa il settore non ne era stato direttamente coinvolto ma, poco più di una settimana fa, gli Stati Uniti hanno messo in campo un nuovo pacchetto di sanzioni, dazi commerciali e controlli sulle esportazioni, tra cui anche l’aumento dei dazi sull’alluminio russo.
Il London Metal Exchange (LME) ha di conseguenza introdotto il divieto di garantire il metallo russo nei suoi magazzini statunitensi. Ma si è trattata di una misura virtuale poiché nei magazzini americani LME non c’era metallo russo visto che il mercato aveva già rinunciato a comprare alluminio dalla Russia, così come accaduto anche in Europa. Ciò è stato possibile grazie alla debole domanda, che ha consentito agli operatori di non comprare alluminio russo senza sostituirlo con altre fonti e senza scatenare aumenti dei prezzi.
L’offerta non sarà presto in grado di soddisfare la domanda
In altre parole, i mercati occidentali hanno potuto fare a meno dell’alluminio russo senza provocare sconquassi nei prezzi poiché la domanda era estremamente scarsa. Ma, come accennato, quando la domanda registrerà un leggero miglioramento, l’offerta non potrà soddisfarla e le tensioni si scaricheranno sui prezzi.
Nel momento in cui assisteremo ad un reale aumento della domanda, ci accorgeremo di cosa significa aver perso 1 milione di tonnellate all’anno della produzione europea di alluminio. Senza poter contare sul metallo russo che arriva in Europa, qualsiasi cambiamento nei livelli della domanda provocherà un terremoto per l’industria europea dell’alluminio.
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