Il ritorno delle miniere in Italia: ecco i luoghi scelti dal governo

Il governo Meloni punta a riaprire miniere in tutta Italia, ma dietro la strategia per l’indipendenza mineraria si nascondono dubbi ambientali, costi elevati e il sospetto di una mossa politica più che industriale.

Nel cuore dell’Europa, in un paese densamente abitato come l’Italia, l’idea di aprire nuove miniere – e magari anche impianti di raffinazione – solleva interrogativi complessi e poco discussi.

L’estrazione mineraria e la lavorazione delle materie prime sono attività invasive, che comportano impatti ambientali significativi: consumo di suolo, inquinamento delle acque, emissioni atmosferiche e danni irreversibili agli ecosistemi locali. E quando questi progetti si inseriscono in territori già abitati e caratterizzati da una fragile stabilità idrogeologica, i rischi si moltiplicano.

Strategia o illusione?

Qual è dunque la logica dietro il nuovo Piano nazionale di esplorazione mineraria (Pne) voluto dal governo Meloni? La risposta ufficiale è: garantire all’Italia l’accesso autonomo a materie prime strategiche, indispensabili per la transizione tecnologica e digitale. Ma a ben vedere, il tempismo e la retorica con cui il progetto viene promosso fanno pensare anche a una narrazione politica ben più immediata: il nazionalismo delle risorse.

In un’epoca in cui l’autarchia economica torna di moda, l’idea di “miniere italiane per italiani” si presta a raccogliere consensi rapidi. È lodevole che ci si ponga il problema di come sfruttare risorse minerarie nazionali, ma il progetto dovrebbe partire da considerazioni pragmatiche e non da slanci ideologici. Esiste infatti il rischio che un rilancio minerario in Italia possa costare molto più di quanto promette, se si considerano i danni ambientali, i conflitti sociali e la sostenibilità economica delle miniere in territori così complessi.

Le 14 regioni coinvolte

Il Programma nazionale di esplorazione mineraria prevede, nella sua prima fase, l’intervento di 400 esperti dell’Ispra che analizzeranno 14 aree in tutta Italia. L’obiettivo è individuare i siti più promettenti per future attività estrattive, con un occhio particolare alle cosiddette materie prime critiche: grafite, litio, terre rare, rame, magnesio, antimonio e altri materiali fondamentali per batterie, microchip e tecnologie verdi.

Ma ecco la panoramica completa delle località coinvolte nella fase di analisi preliminare.

RegioneLocalitàMinerali oggetto di analisi
LombardiaVaresotto, Brescia, BergamoTerre rare, fluorite, barite, litio
Trentino-Alto AdigeLaives, CorvaraTerre rare, fluorite, barite
PiemonteVal Vigezzo, Val Sesia, Alpe Polunia, Val Chisone, Val GermanascaCromo, metalli del gruppo del platino, grafite, litio
LiguriaVal Petronio, Val Graveglia, Val BormidaRame, manganese, grafite, litio
ToscanaMaremma, Castiglioncello, QuercetoAntimonio, magnesio, litio
LazioViterbo, Latera, Bracciano, SacrofanoTerre rare, fluorite, barite, litio
CampaniaCaserta, Benevento, Napoli, AvellinoZeoliti, feldspati, terre rare, litio
CalabriaMonterosso Calabro, OlivadiGrafite
SardegnaOrani, Florinas, Gennargentu, San Vito, Nuxis, Monte Linas, FluminimaggioreFeldspato, rame, piombo, zinco, fluorite, tungsteno, litio
Emilia-RomagnaBerceto, Salsomaggiore, CastrocaroLitio (area appenninica)
MarcheTolentinoLitio
AbruzzoArea appenninica verso il PiemonteLitio
UmbriaArea appenninica verso la ToscanaLitio
VenetoArea alpina verso il TrentinoLitio

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